Racconti: 1° Ottobre 1898, Roccaraso – Scanno e ritorno

L’ultimo lunedì mattina, dopo aver deciso all’improvviso di andare a Scanno, ci siamo rivolti al sindaco per dei cavalli e una guida. “Per domani, sì, organizzerò tutto; oggi non è possibile”.Perché? Il tempo è bello e sono le nove in punto. Se partiamo a mezzogiorno faremo in tempo”. “Pazienza signori! Posso dirvi che non è possibile. I cavalli si trovano a Pietransieri per la trebbiatura dell’avena. La guida è andata a vendere un maiale a Castel di Sangro; oggi è giorno di mercato”.Ci devono essere altri cavalli.  Intendi dire che non c’è un solo uomo in Roccaraso che conosce la strada per Scanno? Anche Mariuccia è stata lì ”. “Senza dubbio molte delle nostre donne sono andate lì lo scorso anno in pellegrinaggio. Non è facile trovare un uomo che conosca la strada; si tratta di un orribile sentiero di montagna. Io stesso, signori, nato a Roccaraso, non ho mai visto Scanno.Partiamo alle ore 12.00 di oggi, se andiamo con Mariuccia come guida. “

Ero dispiaciuto per il Sindaco, un uomo positivo, con un incerto senso, nella parte nascosta della sua testa, sul futuro di Roccaraso se non teneva in considerazione le fantasie di matti forestieri. Stirandosi i lunghi baffi color zenzero disse: “C è Fra Diavolo, suo fratello che manderei con voi; è possibile che lui conosca la strada, ma non mi assumo responsabilità.” “Manda Fra Diavolo e i cavalli a mezzogiorno, e la responsabilità sarà nostra”. Scosse la testa, dolente ma indulgente. Le strade dei forestieri cominciavano a essere da lui conosciute insieme alla mancanza in loro della virtù propria dei vecchi e degli anziani: la pazienza. Alle dodici meno un quarto Fra Diavolo era alla nostra porta con un mulo pericoloso e un basto per me, uno smidollato cieco cavallo, con preistorici finimenti e borse da sella per J.

Presto abbiamo lasciato l’abbagliante strada bianca, attraversato una valle erbosa e siamo entrati in una gola selvaggia e pietrosa, che ci ricordava il Colorado Canyon. Il percorso era il peggiore che avessi mai visto al di fuori della Palestina. Ben presto smontammo e lasciammo che Fra Diavolo guidasse i nostri animali. Doveva stare molto attento affinché non si azzoppassero. Le pareti del burrone torreggiavano su entrambi i nostri lati; sulla sinistra rocce granitiche, con la forma a punta, sembravano essere modellate in forma di merli gotici, torri e contrafforti.

Non riuscivo a credere che la natura, e non un appartenente della famiglia Sangallo (il famoso architetto), ne fosse stata il designer. Il bosco era primordiale. La gola attraversava altipiani aperti e valli ricoperte da antiche querce e faggi. Alle tre sostammo presso una fiabesca vasca accanto a una sorgente. L’acqua scorreva all’interno di una depressione ricavata nel tronco scavato di un albero.

Una pecora dal naso rosa stava bevendo, l’unica pecora coraggiosa che abbia mai visto, – Ho avuto una battaglia corpo a corpo con lei per ottenere la mia parte di acqua. Successivamente J. e io ci sedemmo a riposare e osservammo il sentiero, che qui si biforcava. “Qual è la strada per Scanno?” abbiamo chiesto alla nostra guida. “Chi lo sa, Signori?” Disse Fra Diavolo.

Non lo sai tu?” “Non più che voi stessi.”  “Perché hai detto che ci avresti indicato la strada?”  “Con la lingua si può andare in Sardegna.” “Ma abbiamo camminato per tre ore, nelle ultime due non abbiamo incontrato creature viventi ad eccezione di queste pecore. ” “Dove ci sono pecore ci sarà un pastore” disse Fra Diavolo. “Povera rondinella, povera rondinella!” L’aria familiare proveniva dal piffero di un pastore. ” Che cosa ho detto?” brontolò Fra Diavolo con tono irritato. Un minuto dopo abbiamo incontrato il pastore. Si è seduto con la schiena contro una quercia suonando un piffero; vicino a lui una capra con una zampa posteriore steccata che brucava l’erba. Entrambi sembravano stupiti nel vederci. “La strada per Scanno, figlio mio?” “Questo non è il percorso. Da dove vengono i SignoriRoccaraso? non è possibile! Siete venuti per un percorso adatto solo a capre e asini. Perché non avete preso la mulattiera? È abbastanza facile. “Be ‘, per alcune ottime ragioni, non abbiamo preso la mulattiera, ma arriveremo ugualmente a Scanno.” “Davvero? Quindi prendete il sentiero più in basso, di una inimmaginabile malizia! Se siete fortunati raggiungerete Scanno all’Ave Maria.”

L’Ave Maria non si capisce cosa sia, finché non s’impara che varia con la stagione dell’anno, ed è sempre celebrata quindici minuti dopo il tramonto. A quell’ora la gola era in ombra, e sebbene fosse uno dei posti più belli della terra, sapendo che non avremmo mai più potuto vederlo, abbiamo spinto il più velocemente possibile. Al tramonto ci siamo arrampicati per l’alta collina sulla quale è appollaiato Scanno. E’ un’antica città, grigia, circondata da mura. Le porte erano aperte. Alla fontana, appena fuori una delle porte, una dozzina di donne e ragazze stavano attingendo acqua.

Nel momento in cui le ho viste ho esclamato “Sembrano greche“. Riuscendo a malapena ad indicare cosa ha generato quell’impressione. J. Ha detto che era il copricapo; ho pensato che fosse la loro espressione. Il loro portamento era libero e nobile come i roccarasani, ma meno confidenziale.

Non si sono accorte di noi, non hanno mostrato nulla di quella animazione gentile e curiosa che di solito troviamo, anche se i viaggiatori sono scarsi da queste parti. Conosco solo una persona che è stata qui – Enrico Coleman, il pittore. Mi chiedo se il signor Baedeker o il signor Hare abbiano visto Scanno. (ndr 1: sono gli autori di guide per il viaggio usate in quel periodo) Edward Lear è stato qui nel 1856 (ndr: 1846 ); la sua visita è l’ultima che ho trovato descritta nelle guide. Qui, credo, incontrò quell’anziano abruzzese, “così cieco da non riuscire a vedere il suo piede”. Quando hanno chiesto: “Questo è il dito del tuo piede“, ha risposto, “È così?  Quel vecchio dubbioso abruzzese.  Aveva un certo stoicismo, vedete, come le nostre donne silenziose alla fontana.

Prima di andare alla locanda ci fermammo presso una deliziosa chiesa in pietra grigia vicino alla porta del paese, scostammo la pesante tenda di pelle e guardammo dentro.  La chiesa, addobbata a festa, sfolgorante di candele, era piena di gente in ginocchio; tre sacerdoti in magnifici paramenti liturgici officiavano presso l’altare. L’aria era resa grigia dal fumo dell’incenso; l’organo screpolato e i coristi dalla voce aspra erano in piena esplosione. In qualche modo, la sontuosità di questa funzione vespertina era straordinariamente commovente. Il trovarsi all’improvviso dentro di essa, dopo il nostro vagabondare su quel sentiero solitario, rendeva il tutto doppiamente toccante. La locanda era più sporca di quanto avremmo creduto possibile; le nostre camere non erano più state sistemate da quando gli ultimi occupanti erano partiti. Il cibo era incredibilmente cattivo; persino gli spaghetti, conditi con olio rancido, erano immangiabili. La povera proprietaria era così mortificata dal fatto che non mangiavano, dopo averci servito gli spaghetti con un’aria trionfale, che abbiamo aspettato girasse le spalle, prima di buttarli fuori dalla finestra in una stradina scura, dove dei cani li avrebbero divorati. Cenammo con gli avanzi di pane e formaggio delle nostre sacche da sella e delle uova crude, quelle cotte, come gli spaghetti, sapevano di olio rancido. Una delle prime cose da imparare, se intendi viaggiare nelle località meno frequentate del mondo, è come mangiare le uova crude.

Se sei sicuro della pulizia del tuo bicchiere, rompici l’uovo, metti un pizzico di sale sulla lingua, e inghiotti bianco e tuorlo intero. Se non sei sicuro del tuo bicchiere, devi tornare all’antico e succhiare le uova come fanno i topi; se sono fresche, come le uova di Scanno, non c’è modo migliore di mangiarle.

Eravamo così stanchi del nostro girovagare da sei ore, che siamo andati a letto alle nove e mezza e ci siamo alzati alle dieci! Dormire era impossibile; i piaceri dell’inseguimento erano solo nostri quella notte. Ci siamo messi comodi sulle sedie, avvolti nelle coperte senza le quali non abbiamo mai imparato a viaggiare. Nelle fioche veglie notturne J. ha inventato un letto portatile disegnando il progetto con un fiammifero bruciato nella parte posteriore della guida del Baedeker, il falso, che dice solo che Scanno è il punto più interessante in Abruzzo, e fa osservazioni su quanto è alto, la circonferenza del suo lago, e dettagli così aridi. Mentre J. stava progettando il letto portatile, ho programmato una nota a Baedeker, su Scanno. E’ andata meglio a colazione rispetto alla cena. Ricordando il detto: “Un uovo, una mela e una noce, tu puoi avere da qualsiasi sgualdrina” abbiamo ordinato uova sode, patate arrostite nella cenere e alcune mele crude.

Successivamente abbiamo passeggiato per il paese e visitato il mercato, dove abbiamo avuto la possibilità di osservare lo strano costume delle donne. Il copricapo è un curioso turbante nero che copre l’intera testa; i capelli che appaiono dietro le orecchie e sotto il turbante sono strettamente intrecciati con lane dai colori vivaci: rosso, verde, giallo. Immagino che ogni fantasia di colore abbia il suo significato; forse uno è per le domestiche, uno per le matrone, l’altro per le vedove. La gonna corta di pesante panno verde pieghettato, in vita è molto piena, il corpetto di stoffa blu scuro ha una larga  manica a cosciotto di montone e si chiude con graziosi bottoni argentati. L’alta chemise in lino che mostrano al collo è bordata da un bel pizzo (vero, ovviamente, loro disdegnano abbastanza la varietà fatta a macchina).

Nessuno si è offerto di fare amicizia con noi; le donne si tenevano orgogliosamente distanti : questo andava bene, ma non era incoraggiante. L’intero posto è austero, grigio, dignitoso; ci sono alcune case dall’aspetto importante, una appartenente ad un ricco mercante ha un’aria di solido benessere e parsimonia. La prossima volta seguiremo il consiglio del sindaco e avremo pazienza! Se gli avessimo dato un preavviso di ventiquattro ore, avrebbe mandato  al sindaco di Scanno la notizia che stavamo arrivando, e non avremmo trovato le cose come era accaduto alla locanda.

Avremmo anche dovuto “pagare attraverso il naso“, quindi forse è stato altrettanto bello vedere Scanno per una volta al naturale. Ci incamminammo verso il lago di Scanno, a un miglio dal paese, uno specchio d’acqua irregolare con i riflessi nebbiosi delle nude montagne grigie che lo sovrastano e dei teneri salici sulle sue sponde. Nella piccola cappella de “L’Annunziata “, sul bordo del lago, abbiamo trovato centinaia di offerte votive, cuori d’argento su un lato del santuario, dall’altro stampelle e cinti non più utilizzati, appesi da grati malati miracolosamente guariti dalle loro malattie.

Questi ci hanno ricordato il tempio di Giunone a Veio la grande città etrusca vicino a Roma, dove abbiamo visto e comprato quelle deliziose teste di terracotta etrusche, offerte votive che i sacerdoti di Giunone avevano seppellito in un fosso dietro al tempio quando le mura erano troppo piene per contenerne di più. Mi chiedo cosa facciano i preti di Scanno con l’eccesso di stampelle? Fuori dalla cappella abbiamo trovato lamponi, proprio come i nostri lamponi rossi, solo neri; erano deliziosi. Il lago e i lamponi ci hanno rinfrescato un po’. L’incanto del luogo – distante dai percorsi di viaggio battuti, dove non eravamo né desiderati ne’ previsti, era molto forte, ma eravamo così esausti che ci siamo allontanati per il terrore di un’altra notte alla locanda, e gli scarponi erano così rovinati dalla salita di ieri che non abbiamo potuto affrontare le difficoltà del sentiero. Abbiamo consultato Fra Diavolo; era più cupo che mai. “Se i forestieri sono così esigenti, potrebbero andare a Napoli,  la quotidiana diligenza –partirà tra  un’ora per Anversa, dove potranno prendere il treno.” “Ma come si fa? Cosa ne sarà di te, del cavallo e del mulo“Ieri ho portato questi pessimi animali oltre a voi in sicurezza su quella infame strada del diavolo.

Oggi ritorno sulla strada giusta, adatta per un cristiano, non solo per capre e asini, “cominciò con rabbia, poi un pensiero lo colpì e cambiò il suo tono: “È vero che ci sono maggiori pericoli nel percorrere una strada sconosciuta rispetto ad una, per quanto povera, di cui si è a conoscenza: gli animali sono del sindaco e più preziosi di quanto si rendano conto i forestieri. Mi abbandonereste in questo strano paese, dove non ho parenti, nemmeno un amico? Cuori di pietra. Almeno dovete pagare un uomo per aiutarmi a ricondurre questi poveri animali abbandonati, che loro possono disprezzare, ma che il sindaco trova senza dubbio utili.”

Vedere Fra Diavolo lavorare in questo stato di giusta indignazione, valeva bene il prezzo pagato a un uomo per aiutarlo a riportare il cavallo cieco e il mulo zoppo a Roccaraso. Poiché la diligenza ha impiegato un’ora ad arrivare, vedemmo partire la carovana, con fra Diavolo a cavallo, lo scannese che seguiva in groppa al mulo. La strada carrozzabile che scende dal paese è altrettanto ripida anche se un po’ più regolare del sentiero; da un lato c’era una discesa a picco di cento piedi in una gola pietrosa sottostante. L’autista della diligenza giornaliera era ubriaco; l’imbracatura di un cavallo, un grigio irrequieto, era composta quasi interamente da vecchi vestiti.

Appena siamo partiti, il grigio si è seduto come un cavallo da circo, con le sue zampe anteriori piantate saldamente nella strada davanti ad esso, dopo di che l’imbracatura fatta di stracci si è rotta. “Cosa ho detto, Manfredo?” Gridò il guidatore alla guardia. “ Non sarebbe stato un peccato mettere una buona imbracatura su questo cavallaccio maledetto?  Ti dico che non è mai stato guidato prima. Sarebbe sensato sprecare buone stringhe di pelle su questa brutta bestia?

“Zitto, Orlando” disse la guardia, che era sobria. Ho avuto paura, ho urlato di voler di scendere dal posto a sedere. “Né il cavallo, né l’imbracatura né il conducente sono adatti alla strada se i viaggiatori desiderano raggiungere Anversa vivi,” disse J. con fermezza; “rimandali indietro immediatamente e procuratene altri, o farò appello al sindaco“.

Un uomo piccolo e asciutto si districò dall’interno soffocante della giornaliera e si unì alla mischia. Il signor Marchese ha ragione, Manfredo; rimanda Orlando con quell’irragionevole boia. La diligenza di ritorno sarà qui tra dieci minuti; prenderemo uno dei loro animali e tu stesso dovrai guidare. “

Abbiamo aspettato mezz’ora prima dell’arrivo della diligenza. Tra la folla di bighelloni che rapidamente si è raccolta abbiamo riconosciuto l’uomo che avevamo pagato per aiutare Fra Diavolo a riportare gli animali a Roccaraso. “Che cosa hai fatto con il mulo di sua eccellenza?! Ha chiesto J. Il tipo indicò la strada. “Sta tornando a casa e Fra Diavolo ha scoperto che poteva gestire entrambe le bestie molto bene da solo.” Quando l’altra diligenza è arrivata, Manfredo ha persuaso il suo autista a scambiare uno dei suoi cavalli con noi, e Orlando Furioso a cambiare posto con lui. Un grasso arciprete tirò giù il finestrino e guardò fuori.

Qual è, nel nome di tutti i santi, il problema con quel cattivo cavallo? “Illustrissimo, l’animale è come uno di voi, – a lui non piace lavorare,” disse l’ometto magro, un avvocato di Scanno. “Grazie, grazie (grazie),” disse l’arciprete, prendendo bonariamente la battuta. Una volta partiti, tutto è andato come per magia. Il viaggio da Scanno ad Anversa è bello come quelli di Cornice o Sorrento. È principalmente in discesa dalla collina e abbiamo impiegato solo tre ore; il viaggio di ritorno ne richiede cinque.

Avevo quasi avuto timore di sedermi fuori per paura che, dopo la nostra notte insonne, avessi potuto addormentarmi e precipitare, ma le grandi montagne e le cupe gole grigie mi hanno tenuto sveglio. La strada correva quasi accanto  al fiume Sagittario, che faceva più capricci di quanti se ne possano  immaginare in un unico filo d’acqua. A volte precipitava, bianco e arrabbiato, su un fondo ruvido tra i lati rocciosi;  poi  si espandeva in vasche limpide, “vive di trote“, ha detto l’avvocato. A volte era verde e pieno di turbolenze, a volte marrone, immobile e pigro. Abbiamo visto un ‘aquila su un picco molto sopra le nostre teste. Eravamo davvero stupiti delle meraviglie ammirate quando siamo arrivati ad Anversa, dove abbiamo preso il treno. Abbiamo fatto il giro del “granaio di Robin Hood” , per  tornare a casa, a Roccaraso,  dopo il tramonto.

Sulla strada della stazione siamo stati sorpassati da Mariuccia, che era impaziente di sapere come eravamo andati. Aime’, ‘Gnor quando ho visto Fra Diavolo tornare con gli animali e senza di voi ero molto afflitta! Gli abitanti di Scanno sono gente mal educata, e di nessuna fede (persone senza educazione o buona fede). Lo stesso sindaco era molto allarmato, buon uomo. Devo portare la notizia a casa sua che siete tornati sani e salvi.‘Cosa porti sulla tua testa, Mariuccia?  “Gnora, è un piccolo scrigno. ” Era il bauletto più affascinante del cinquecento che io avessi mai visto, metà delle solite dimensioni, finemente lavorato, e sembrava essere stato pensato per contenere gioielli o tesori, come in effetti lo era. “A chi appartiene? Dove lo stai portando?” L’ho toccato con la mia mano nuda: era incrostato di terra. “Appartiene a chi è dimenticato, lo porto in una casa vicino alla vostra. E’ per una povera creatura morta (a poor dead child). La madre pulirà accuratamente la cassetta e sarà come quando fu messa per la prima volta nel terreno.Buonanotte, Mariuccia! fa freddo, dobbiamo sbrigarci. ‘Andiamo presto: affrettiamoci; Anch’io sono di fretta (a hurry); dobbiamo portare il bambino in chiesa questa notte “. Non c’era modo di liberarsi di Mariuccia ; il coperchio del bauletto batteva  ad ogni passo che faceva; la cosa puzzava di morte. “Da dove viene il bauletto

‘Gnora, alcuni anni fa quando costruirono la ferrovia un antico cimitero fu turbato. Le ossa di coloro che erano stati seppelliti furono tutte messe nel nuovo cimitero, e le bare che erano intere furono conservate in quella vecchia chiesa in rovina. Quando i più poveri hanno bisogno, si aiutano da soli.

Lo porto a mio cugino, ma non voglio farlo sapere ai vicini, così ho aspettato che facesse buio e, come vedi, me lo porto a casa nel modo più tranquillo.” Finalmente eravamo alla nostra porta. “Buona notte, Mariuccia.”Felicissima notte, ‘Gnora.’

 ‘J. dice che le cose sono cambiate molto poco da quando ha fatto il suo primo viaggio in Abruzzo all’inizio degli anni ottanta. Insieme ad altri due artisti andò prima a Saracinesco, ( ndr: piccolo comune che attualmente fa parte della città metropolitana di Roma ) dove rimasero nella casa di Belisario, figlio di un vecchio modello di Fortuny (il grande pittore spagnolo).

Avevano sentito parlare del posto da un altro modello romano chiamato Fagiolo o the Bean. Quando Fagiolo era un ragazzo, suo padre gli regalò un grosso sacco di fagioli e una mattina lo mandò a piantarli in un campo. Era una bella giornata luminosa e il ragazzo, incontrando altri ragazzi, decise di rimandare il suo lavoro al pomeriggio ed andò per nidi di uccelli. All’improvviso il sole cominciò a tramontare e si rese conto che non aveva fatto nulla con i fagioli. Si affrettò verso il campo e scavando un buco profondo seppellì tutti i fagioli; poi tornò a casa. “Sei in ritardo, figlio mio, dove sei stato?” Chiese il padre. “C’erano molti fagioli, li ho piantati tutti“, disse il ragazzo. A poco a poco, quando era tempo che crescessero, il padre era preoccupato dal fatto che nulla fosse successo nel campo di fagioli.

Un giorno scoprì nell’angolo più lontano un perfetto cespuglio di aggrovigliati, sottili fagioli. Da quel giorno il ragazzo fu conosciuto come Fagiolo. I tre artisti furono invitati da Fagiolo a un banchetto, che J. descrive come il più primitivo che avesse mai condiviso. Trovarono la famiglia  riunita nel grande soggiorno di una casa di contadini  senza dubbio superiore.

Il pavimento era di madre terra, diversamente la stanza somigliava alla nostra gloriosa cucina a Roccaraso; c’erano vesciche di lardo marrone dorato e trecce d’aglio appese al soffitto; di fronte al focolare aperto c’erano alari lavorati a mano con piccole gabbie nella parte superiore in cui i vasi contenenti cibo erano tenuti al caldo. Fagiolo li accolse e sua moglie dopo aver annunciato che la polenta era pronta, il marito la posò letteralmente la tavola. Gli ospiti e la famiglia si sedettero, i bambini su sgabelli di legno, gli adulti su sedie più basse, e Fagiolo prese una grande tavola da un angolo. Con un coltello raschiò via i resti del pasto essiccato attaccato alla tavola, le galline si  raccolsero per mangiare il cibo raschiato. Poi passò la mano sulla tavola e trovandola relativamente liscia, la posò sulle ginocchia della compagnia, che sedeva in cerchio. Poi prese dal braccio pieghevole, appeso sopra il fuoco, una grande pentola di ferro a tre piedi con polenta (budino frettoloso ; hasty pudding) e la svuotò sulla tavola.

Sua moglie con un lungo bastone da polenta distribuì la poltiglia al giusto spessore, poi ognuno  definì la sua parte disegnando un cerchio nella polenta con un cucchiaio di piombo.

Il bambino più piccolo, notarono, disegnò il cerchio più grande e J. confessa di aver disegnato il più piccolo. Poi Fagiolo prese dalla gabbia negli alari, dove si era tenuta calda, una pentola piena di lumache stufate in salsa  marrone, e aiutò ciascuna  persona a condividere le lumache, posandole  con cura entro i limiti del cerchio. Questo è stato il pranzo, tranne l’inevitabile vino di paese, che prende  davvero il posto del cibo  tra  questa gente . Su consiglio del loro ospite, Belisario, gli artisti diedero  i loro soldi in custodia a Fagiolo, che era noto per essere onesto, così sarebbe stato meno probabile si sospettasse che li avesse Belisario, nella cui casa erano alloggiati. Dopo il pranzo con lumache, Fagiolo andò alla locanda.Lusingato dall’onore che gli stranieri gli avevano fatto, bevve più di quanto fosse buono per lui, e cominciò a vantarsi del denaro, alcune centinaia di franchi, che i pittori gli avevano dato. La somma, nel raccontare ,crebbe fino a diverse migliaia di franchi, e quando arrivò a Belisario la notizia  che  Fagiolo si era  vantato alla locanda,  pregò gli artisti di partire senza indugio, dicendo che non poteva più essere responsabile della loro incolumità.

“I signori devono partire, ma oggi, subito, e tuttavia devono apparire come se non partissero “. “Spiegati: come è possibile partire e apparire non partire? “Ma, e semplicissimo! Gli illustri escono per disegnare ogni giorno, non è così? Beh, oggi vanno come al solito, ma non tornano, e questi cani crederanno che vi abbiano derubato quelli di Olevano. I signori devono affrettarsi a raggiungere Tivoli prima del buio; ci sono dei briganti; i carabinieri sono alla ricerca di loro. Nessuno disturba mai gli artisti.”Per una buona ragione, di solito non vale la pena intromettersi.”  Se non fosse stato per quell’imbecille con la testa di cavolo, Fagiolo! “Chiedetegli se vi dico la verità.”

Fagiolo era ancora più spaventato di Belisario. In realtà pianse. “Per carità, miei Signori, partite! Partite! Se voi sperate di vedere un altro giorno, se non volete vedere il vostro povero Fagiolo, che vi ha servito fedelmente, messo in prigione per il vostro omicidio.”

I tre artisti partirono, portando i loro kit per gli schizzi, indossando le loro berrette rosse (berretti rossi piatti, qualcosa come Tam o ‘Shanters). Presero la precauzione di infilare i morbidi cappelli di feltro all’interno dei loro gilet e lasciando che il resto dei loro effetti venissero spediti successivamente, si incamminarono allegramente per sedici miglia verso Tivoli. La strada era molto ingannevole; conduceva attraverso Vicovaro lungo il fiume Anio (Aniene) – nel quale fluttuò la madre di Romolo con i suoi gemelli immortali – passato “Digentia fredda“, dove erano posizionate le reti per l’osservazione invernale degli uccelli nella fattoria Sabina di Orazio.

“Era meraviglioso che stessero bighellonando? Che avessero rallentato per fare un leggero bozzetto (solo una nota) di un piccolo castello grigio arroccato come un nido d’aquila sulla cima di un’alta collina? Un sentiero bianco zigzagava fino al cancello, degli ulivi raggruppati in un boschetto ai piedi della collina, una fila di pini mediterranei correva lungo la linea del cielo. I semplici “bozzetti” si trasformarono in seri schizzi. Improvvisamente videro delineata contro il cielo una lunga processione di contadini che tornavano dal loro lavoro nei campi sottostanti. Le donne cavalcando in coppia su pazienti muli e asini, con campane appese che tintinnanti ad ogni passo, cantavano litanie, gli uomini rispondevano con le loro voci aspre.

Ave Maria, gratia plena” “Ora pro nobis!” Poi arrivò il gutturale “angk, angk “degli uomini, e i colpi dei loro pesanti bastoni sul dorso delle povere bestie. “Stanno cantando l’Ave Maria, il che significa che deve essere tardi “, ha detto il più anziano dei tre artisti, lo spagnolo, Catherez.

Dobbiamo andare. ” Era quasi il tramonto e non erano ancora giunti a metà strada per Tivoli. Cambiarono le berrette con i cappelli di feltro e iniziarono a camminare speditamente. Poco dopo l’imbrunire hanno incontrato una pattuglia di carabinieri che li ha fermati.

Da dove venite?”  “Saracinesco“. “È probabile! Da quale locanda?” “Dovreste sapere che non c’è una locanda dove si può dormire, siamo stati nella casa di Belisario.” “Dove state andando?” “A Tivoli.”

Cominciò a piovere. Pensavamo di aver risposto a un numero sufficiente di domande ed eravamo impazienti di andarcene. J. fu il primo a muoversi. Una guardia lo prese per il cappotto e cominciò a sospettare di lui. “Che cosa hai lì?” Tirò fuori l’innocente berretta. “Un travestimento? Cosa fanno degli uomini onesti con un travestimento? Hai documenti per dimostrare che quello che dici è vero?” Tutti avevamo ritirato la licenza degli sportivi prima di lasciare Roma, ma, sfortunatamente, avevamo mescolato le carte. Ricardo Villegas presentò con superficialità una licenza che descriveva J. “Chì è questo? Inglese? Altezza 155 centimetri? Carnagione chiara?  questi documenti sono stati rubati! Questo uomo non è IngleseEgli non supera 153 centimetri, ed è scuro come un moro. Nel nome del Re, vi arresto “. Furono condotti a Tivoli, per passare la notte nell’ampio e spoglio locale di guardia, dove ogni ora, austeri carabinieri andavano e venivano in squadre, per il cambio della guardia. Al mattino fu loro permesso di inviare telegrammi ai loro rispettivi consolati a Roma, e alle dieci in punto furono liberati, con l’avvertimento di essere più prudenti in futuro.

Gli artisti sospettavano, giustamente o ingiustamente, che il tempo avesse molto a che fare con il loro arresto. Era stata una miserabile serata, se tre possibili briganti nelle mani potessero essere considerati più di un’intera banda nella boscaglia!

Tratto e tradotto da: ROMA BEATA – Letters from the Eternal City 

BY  MAUD HOWE -With Illustrations from Drawings by John Elliott and from Photographs

BOSTON-LITTLE, BROWN, AND COMPANY  1909

Copyright, 1903, 1904,

By J. B. LlPPINCOTT & COMPANY.

1)Karl Baedeker (Essen, 3 novembre 1801 – Coblenza, 4 ottobre 1859) rivoluzionò la letteratura di viaggio. Nel diciannovesimo secolo e agli albori del ventesimo il nome Baedeker divenne sinonimo di guida turistica. Ancora oggi è ritenuto il precursore del turismo di massa, dato che le sue guide – aventi come modello l’inglese John Murray – concepivano il viaggio come forma di divertimento, ancora canone delle guide attuali.

Franco D’Alessandro

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