Mancano pochi giorni alla tradizionale festa delle Glorie: 10 novembre, vigilia di San Martino, ore 18,30.
Da giorni i giovani del paese stanno accumulando fascine di legna, accatastandole all’interno delle strutture, costruite con quattro alti tronchi, i cosiddetti “palanconi”, sulle tre alture che circondano il paese: Cardella, la Plaia e Decontra. Quest’ultima località era il luogo dove ha avuto origine la festa; qui si trova la grotta di San Martino dove, si narra, il santo si sarebbe rifugiato.
Secondo una “leggenda”, la celebrazione sarebbe collegata a un evento del 1423, anno in cui giunse nel borgo San Bernardino da Siena, che spense le piccole guerre fra Scanno e i paesi vicini. Come simbolo di pace venne acceso un grande falò di fronte alla chiesa di San Rocco.
I rioni gareggiano cercando di far ardere meglio e più a lungo degli altri la propria Gloria. Appositi inneschi fanno in modo che il fuoco avvolga simultaneamente l’intera struttura. I falò sono così luminosi e alti (fino a 20/25 metri) che si possono scorgere da tutta la valle.
Quando i roghi sono consumati e spenti, la festa continua nel paese dove, in corteo, la tradizione vuole che il “palancone” più alto, bruciato e tagliato in pezzi, venga consegnato all’ultima sposa della contrada, in segno di fertilità, in cambio di vino e dolci.
Per rifocillarsi dopo i falò, in qualche casa si prepara ancora “la pizza coi quattrini”, molto attesa dai più piccoli. Si tratta di una focaccia a base di farina gialla, miele, noci e fichi secchi, che nasconde un “soldino” al suo interno.
Chi volesse approfondire la conoscenza di questo rito, certamente di origine celtica, potrà consultare l’indice della Foce, alla voce “Tradizioni popolari”, sul nostro sito www.lafocediscanno.com, dove sono indicati gli oltre 35 articoli pubblicati su questo argomento dal 1948 a oggi.
Foto: Paolo Di Menna
Disegno: Stefano Di Vitto