All’alba del 24 febbraio 2022 il mondo intero si è svegliato con il drammatico annuncio con cui il presidente russo Vladimir Putin dava inizio all’operazione militare in Ucraina ufficialmente per disarmare il Paese e per denazificare. Di colpo l’Europa si è ritrovata in una situazione che ha riportato alla mente quanto avvenne nel 1939 con l’allora Germania nazista di Hitler che invase l’Austria, la Polonia e tutte le altre nazioni confinanti portando morte e disperazione ovunque. Le circostanze sono differenti ma le ricadute ci saranno soprattutto per la povera gente e per il settore economico anche perché gli USA, l’Unione Europea, la Gran Bretagna e tutti i Paesi che fanno parte della NATO, hanno provveduto a emanare pesanti sanzioni economiche nei confronti della Russia. Tuttavia, potrebbero esserci conseguenze anche per l’Italia vista la dipendenza del nostro Paese nei confronti della Russia per gli approvvigionamenti energetici.
Da qui in avanti, potremmo assistere a nuove forme di sanzioni, come misure mirate sulla tecnologia e sui semiconduttori e tariffe commerciali o restrizioni alle esportazioni che possano portare anche all’embargo completo.
Gli effetti macroeconomici di questa grave crisi geopolitica si possono riassumere in un peggioramento della combinazione di crescita e inflazione (meno crescita e più inflazione). Salvo un’ulteriore evoluzione negativa della situazione verso una sorta di nuova Guerra Fredda,
La caduta dei mercati all’annuncio dell’invasione in Ucraina è soprattutto frutto di una reazione emotiva. Nelle prossime settimane il vero problema sarà il consolidamento della spirale inflazionistica. Le quotazioni dell’energia saliranno ancora e soprattutto cresceranno i prezzi degli alimentari. L’aumento del prezzo del carburante o del gas, dunque, non saranno gli unici effetti tangibili della guerra. A subire gli effetti dell’inflazione saranno soprattutto i derivati del grano, come il pane e la pasta. L’Ucraina esporta tonnellate di grano in tutto il mondo ogni anno. È stimato che nel 2021 l’Italia abbia ricevuto da Kiev più di un milione di tonnellate, ossia circa il 20% delle importazione.
Venendo meno le forniture, aumenterà il prezzo dei derivati, che in qualche caso potrebbero essere anche difficili da reperire. Saliranno costi di farine, dei biscotti, il prezzo del pane potrebbe raddoppiare e anche la pasta sarebbe un bene non più a buon mercato. In campo energetico per fortuna i mesi più freddi sono alle spalle e il clima mite ci fa guardare al futuro con più serenità. Il riscaldamento, almeno quello, non sarà un problema almeno fino al prossimo novembre.