Gentile redazione,
sono assiduo frequentatore di Scanno da una trentina d’anni e vostro abbonato, e ogni estate quando mi è possibile, abitando comunque a 700 Km dal paese, passo volentieri alcuni giorni nel borgo che ha dato le origini alla famiglia di mia madre ed a parte di quella di mio zio Giorgio Morelli che tanto ha fatto per la studio delle tradizioni e della storia del paese. Sento spesso parlare del problema della seggiovia, ormai chiusa da alcuni anni, e mi permetto di dare una mia personalissima opinione: essendo il turismo invernale profondamente mutato rispetto agli anni ’60 e ’70, ma anche il clima che porta a nevicate meno copiose ed a quote sempre più alte, forse avrebbe senso ripensare il tutto in una nuova prospettiva. Qui nelle vicine Alpi da alcuni anni ha preso piede, ed ha spesso soppiantato per numero di fruitori quello degli sci (anche per costi di esercizio molto più contenuti), l’uso delle ciaspole per camminate sugli altopiani innevati. Da questo punto di vista quindi l’impianto, se rilanciato, potrebbe essere un richiamo per questo genere di fruitori grazie anche alla felice posizione dell’altopiano ed a numerose vie percorribili. Altresì andrebbe rilanciato l’uso estivo, visto anche il maggior numero di turisti che arriva a Scanno per vedere il lago a forma di cuore.
E qui vengo al nocciolo della questione: da ragazzo passavo interi pomeriggi a Sant’Egidio in compagnia di un buon libro e raramente vedevo passare più di 4-5 persone. Adesso (e mi è capitato in giorni feriali e non di piena estate) arrivo a contare anche una cinquantina di persone nel giro di 2-3 ore. Scanno è seduta su una miniera d’oro, se solo riuscisse a concretizzare questo richiamo ormai diventato come una “valanga”. A questo punto non si potrebbe pensare a un piccolo impianto di arroccamento (magari riciclando quello alto di Monte Rotondo, se fattibile) che portasse chi lo vuole direttamente al punto panoramico, partendo dalla località Acquevive o più a monte?
Ciò permetterebbe di intercettare anche i tanti gruppi organizzati che avrebbero un motivo in più di richiamo per venire a Scanno, ma anche i tanti abituali fruitori che non se la sentono di affrontare un percorso che in realtà non è così banale (oppure anche solo per scegliere a prezzo differenziato di fare solo la salita o la discesa, come già avveniva nell’impianto della seggiovia di Scanno).
Inoltre la stupenda vista del lago, di Frattura e del monte Genzana che si avrebbe in discesa regalerebbe la possibilità di scattare magnifiche foto e condividerle sui social, attirando così ancora più persone. Se poi il tutto venisse unito ad un punto attrezzato a monte dell’impianto dove sostare e mangiare qualcosa, trovando anche materiale informativo su Scanno, e ad una campagna pubblicitaria che sfrutti questo richiamo con una serie di iniziative a tema (non certo la movida che a volte viene evocata) il rientro economico per il paese sarebbe notevole e l’impianto si ripagherebbe nel giro di pochi anni. Tutto ciò consentirebbe inoltre di accedere al punto panoramico anche in quelle stagioni in cui è difficoltoso per le condizioni del terreno con fango o neve (e lo dimostrano i numerosi incidenti che sono capitati).
Cito per chiudere un piccolo ma significativo esempio: in un paese delle nostre montagne dove non andava quasi più nessuno è bastato mettere un ponte tibetano in un punto che si prestava magnificamente, ovviamente rendendolo accessibile a tutti, e da allora i fine settimana c’è letteralmente la coda di gente che sale e che poi, in qualche modo, ha permesso la sopravvivenza ad alcune attività economiche sull’orlo della chiusura. Ma analogo esempio si potrebbe fare sulle panchine giganti messe in posti che prima nessuno frequentava. Oggi, e questo a me personalmente non entusiasma ma bisogna prenderne atto, la gente frequenta in primis dei “set” per fare fotografie da pubblicare sui propri social e poi il luogo in sé, così capita che posti bellissimi ma senza quel di più che faccia da richiamo rimangono quasi deserti.
Scanno si è trovata invece casualmente ad essere “beneficiaria” di questa particolarità della natura, e sarebbe un vero peccato non valorizzarla e sfruttarla adeguatamente.
Mi scuso per la lunghezza e vi saluto cordialmente.
Guido Neri Contilli