Il termine carnevale deriva dalla locuzione latina carnem levare, “togliere la carne”, riferito in origine al giorno precedente la quaresima in cui cessava l’uso di mangiare appunto la carne. Il carnevale infatti è una festa in cui prevale l’abbondanza, lo scherzo ed il divertimento proprio perché è il periodo che precede il tempo che porta alla santa Pasqua, festività questa in cui vige il digiuno e la penitenza. Incarna infatti il culmine dei cicli festivi legati alla fine dell’anno, caratterizzati da riti di purificazione e rinnovamento, e coincide con l’antico capodanno.
La ricorrenza ha inoltre origini profane: nasce dai Saturnali della Roma antica o dalle feste dionisiache del periodo greco durante le quali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali per far posto al caos e alla dissolutezza che, una volta conclusi, lasciavano il posto a un nuovo rinnovamento simbolico. La festa di carnevale, come altre feste, rappresenta un’opportunità di conoscenza della propria storia e delle proprie origini. Il carnevale è la festa che saluta la rigidità dell’inverno e celebra con positività il rinascere e rifiorire della natura. In Abruzzo è profondamente legato all’identità agricola e pastorale del territorio e, per celebrare la divinità della terra, tra le usanze più diffuse ci sono quelli legate ai balli o al dar fuoco ad un fantoccio di cartapesta con lo scopo di esorcizzare l’anno appena concluso e auspicare l’abbondanza per la primavera imminente. Il carnevale tradizionale, che si apre con Sant’Antonio Abate e si festeggia negli ultimi giorni della cosiddetta settimana grassa, risulta quasi estinto nelle sue componenti essenziali.
In Italia ogni regione festeggia il carnevale a modo proprio ma quel che è certo che ancora il carnevale ovunque si ispira alle maschere, ad occasioni di divertimento e mangiate. Alla voglia di stare insieme in allegria. E ricordate che … a carnevale ogni scherzo vale. Buon carnevale a tutti! – Giulia Di Bartolo
Gabriele D’Annunzio celebrava così la ricorrenza in una filastrocca.
«Carnevale vecchio e pazzo s’è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia a un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso,
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
così muore il Carnevale
gli fanno il funerale,
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.»