Raccontare l’Abruzzo con le sue tradizioni antiche, i suoi sapori e profumi significa parlare di una regione multiforme, unita ma frammentata nelle usanze, nei dialetti, e anche nella tavola. Un territorio che trova proprio nella varietà di territori e borghi, la sua forza. Ad accomunare ogni provincia è la natura, quella più integra dell’Abruzzo silenzioso, che rimane nell’ombra ma riesce a stupire chi lo scopre per la prima volta. Nella provincia di L’Aquila, a cominciare da Anversa degli Abruzzi, inizia un percorso unico fra gole tortuose, montagne dalla maestosità mozzafiato, boschi e foreste rigogliose. Sono le gole del Sagittario, un’area naturale protetta attraversata dall’omonimo fiume che dà vita alla Valle del Sagittario.
Le tradizioni: l’attività agro-pastorale, la tessitura e l’oreficeria.
Scanno vanta tradizioni secolari che gli hanno garantito visibilità anche al di fuori della Valle. Prima tra tutte, la pastorizia con la lavorazione della lana, la concia delle pelli e la produzione casearia. La tessitura a Scanno gioca un ruolo fondamentale: non è raro incontrare per i vicoli signore vestite con abiti d’epoca, con gonne a balze, grembiuli e colletti bianchi in tombolo, una delle più antiche tradizioni del luogo. Tipici di Scanno anche i gioielli, realizzati a mano dalle oreficerie del borgo, gestite da famiglie che da generazioni si tramandano i segreti dell’arte orafa.
I formaggi: l’agriturismo biologico Valle Scannese.
Fiore all’occhiello della produzione casearia locale è il Bio Agriturismo Valle Scannese a Le Prata, realtà a conduzione familiare fondata da Gregorio Rotolo, scomparso di recente. Circa 1500 pecore, 40 vacche e 100 capre pascolano liberamente fra le tenute dell’azienda a regime biologico aperta nel 1970 dal padre di Gregorio. La produzione è di circa 25 diversi formaggi, dalla ricotta a scorza nera, “che abbiamo rielaborato più volte inserendo un’erborinatura all’interno” alle tante variazioni di pecorino, fra cui il Gregoriano, formaggio tenero, felice combinazione fra latte crudo delle pecore e produzione a “coagulazione lattica”, senza uso di caglio, ma solo di fermenti lattici naturali del latte o inoculati dal casaro.
I ristoranti: cucina casalinga e sapori di una volta.
La tradizione gastronomica scannese ha una matrice pastorale: è una cucina antica, senza fronzoli, schietta e accogliente come la gente del luogo, avvolgente come i monti che punteggiano la valle. Passeggiando per il borgo è impossibile resistere all’aroma di ragù che si spande nell’aria: sono diversi oggi i locali dove le tradizioni si traducono in piatti golosi, dall’aperitivo – sfizioso ma poco impegnativo – de La Fonte, enoteca con cucina dove assaggiare piatti semplici e prodotti d’eccezione, dai latticini e i salumi di Gregorio all’extravergine dell’azienda Marina Palusci, in provincia di Pescara. Da accompagnare a una selezione di etichette nazionali che spazia dai vini biologici a quelli convenzionali, dalle bollicine alle eccellenze locali. Per una cena tipica, Il Vecchio Mulino propone il canonico antipasto, ricco e variegato, primi piatti caserecci e di buona fattura, secondi di carne (da allevamenti locali) e dolci fatti in casa, accompagnati da liquori e amari artigianali, genziana in primis.
Altro indirizzo valido per la cucina tipica è La Porta, dove le verdure vengono dall’orto del proprietario e i piatti riprendono i sapori della tradizione, fra zuppe di legumi, ravioli e pasta fatta in casa. Ma mangiare bene a Scanno non è difficile: tante le insegne valide, da La Baita, romantico locale di montagna interamente in legno, con un focus sulla carne, a Lo Sgabello, con l’ampio spazio esterno che affaccia sulle montagne (imperdibili gli gnocchi con verdure), dall’agriturismo Da Gregorio a Il Ranch, perfetto per le famiglie con bambini, immerso nel verde e con maneggio annesso, una cucina rustica fatta di prodotti freschi e di stagione, antipasti misti, carni alla brace e primi piatti gustosi.
La pasticceria: biscotti secchi e pan dell’orso.
Interessante è poi la proposta sul fronte pasticceria, con classici regionali come le ferratelle (chiamate anche pizzelle o neole), alle specialità locali come i mostaccioli. Dal 1990, la Biscotteria artigianale di Liliana Rosati incanta abitanti e turisti con dolci fatti in casa realizzati come vuole la tradizione. Quasi nascosta, la Biscotteria occupa uno spazio stretto, con un bancone microscopico e un altrettanto piccolo laboratorio a vista ma è l’odore di burro, mandorle e mosto cotto a richiamare i più golosi. A mandare avanti la bottega oggi è Ilario Notarmuzi: “Abbiamo sette tipologie di dolci, da sempre gli stessi, e sono certo che fra 20 anni l’offerta rimarrà immutata”. Perché il loro segreto è proprio l’attaccamento con la storia del luogo e i profumi di casa. Ci sono i mostaccioli, a base di mosto cotto e mandorle, gli amaretti bianchi o al cacao, il biscotto di prato, i tarallucci al vino, i biscotti al latte e le mandorle ratterrate.
Imperdibile una tappa al Pan dell’Orso, bar/pasticceria all’ingresso del borgo gestito da Angelo Di Masso e aperto, nella piazza principale, dal nonno Peppino che vendeva mostaccioli fatti in casa dalla moglie. Sarà il figlio Liborio, specializzatosi nell’arte della pasticceria a Rimini, ad ampliare la produzione. Oggi il laboratorio si è trasferito, ma il gusto delle specialità è lo stesso, la materia prima scrupolosamente selezionata da Angelo, dal burro di latteria alle farine rimacinate a pietra di piccoli mulini regionali, dalle confetture fatte in casa al miele dell’azienda Iacovanelli. Fiore all’occhiello è il pan dell’orso, inventato da Liborio, “Abbiamo iniziato a commercializzarlo negli anni ’70, e da allora non abbiamo più smesso”.