Le pecore al lupo?

Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: una storia importante.

La necessità di gestire vaste aree di proprietà comunale impose ai fondatori di ricercare, fin dall’inizio, accordi con gli enti locali per il perseguimento delle finalità di protezione delle specie a rischio di estinzione, missione fondamentale del nascente parco nazionale. Fu proprio grazie a una delibera del Consiglio Comunale di Opi che l’Associazione Pro Montibus et Silvis poté’ assumere la gestione di una piccola parte della Costa Camosciara e costituire, per iniziativa privata, la prima area protetta italiana: il Parco Nazionale d’Abruzzo. Era il novembre del 1921. A quella delibera fecero seguito le decisioni analoghe da parte di altri comuni del territorio altosangrino-marsicano (con la sottoscrizione tra essi e quell’Associazione dei relativi contratti di locazione di boschi e pascoli) quindi l’inaugurazione del Parco avvenuta a Pescasseroli il 9 settembre del 1922 e infine il riconoscimento ufficiale sancito dal Decreto Istitutivo nel gennaio del 1923. E’ la storia nota e gloriosa del territorio e del movimento ormai secolare per “la tutela di specie rare, di ambienti naturali di particolare integrità e di paesaggi di particolare bellezza”. Anche se le motivazioni dei promotori locali e dei Comuni non erano (e non sono) solo quelle della tutela, è un fatto che senza l’adesione dei Comuni, quel progetto lungimirante, nato negli ambienti più evoluti del mondo accademico e naturalistico, non avrebbe trovato concreta realizzazione. Negli anni, pur nella dialettica a volte aspra di un rapporto difficile tra interessi “apparentemente” conflittuali come quelli dello sviluppo economico e quelli della conservazione, la relazione fiduciaria tra l’Ente di Gestione e i Comuni (e quindi le popolazioni residenti), si è via via consolidata e, soprattutto a partire dalla “seconda fondazione” del Parco, avvenuta nei primissimi anni settanta del novecento (dopo circa due decenni di opacità gestionale e di attacchi palesi all’esistenza stessa dell’area protetta provenienti dall’esterno), i risultati positivi, sia in termini di conservazione che di crescita del territorio, sono del tutto evidenti.

La gestione oculata dei boschi e delle specie botaniche più particolari o uniche, come la pineta di Pinus Nigra di Villetta Barrea, ha consentito la loro conservazione e il loro accrescimento pur garantendo ai cittadini residenti, l’esercizio dei diritti di uso civico. Lo spettacolo offerto oggi dai boschi del Parco è straordinario: un incanto dal punto di vista paesaggistico, un manto verde, al tempo stesso, salutare per il benessere dei residenti e dei visitatori.

Il progetto di intervento sulla pineta di Villetta Barrea: una brutta storia.

Ma oggi succede anche un’altra cosa. Inspiegabile. All’apparenza almeno. Soprattutto di fronte al successo incontestabile della gestione del patrimonio forestale all’interno dei confini del Parco. Siamo nel maggio del 2021. Alcuni cittadini di Villetta Barrea si accorgono di numerose “martellate” (segnale di alberi da abbattere) nel bosco di Pinus Nigra, a ridosso del paese, oggetto di un contratto di locazione/concessione che il Comune ha sottoscritto con l’Ente Parco per meglio garantirne la protezione. Alla loro richiesta di informazioni al riguardo, la risposta del Comune è evasiva. Poi apprendono che esiste un protocollo d’intesa con il Parco per la redazione e l’esecuzione di un progetto gestionale sulla pineta. Interpellato in proposito, l’Ente Parco risponde che il progetto consiste in un intervento di poca rilevanza, finalizzato a proteggere la pineta e il paese stesso dal rischio di incendi.

Quando il gruppo di cittadini riesce a visionare il progetto, scopre invece che il taglio previsto dal Parco è di ben 3410 (tremilaquattrocentodieci) piante ma apprenderanno poi da qualificati esperti in materia che, per questioni tecnico-operative, il numero delle piante abbattute potrebbe essere notevolmente superiore. Il danno dal punto di vista botanico, faunistico, paesaggistico e identitario (la pineta di Pinus Nigra scientificamente classificata come sottospecie botanica unica è presente solo nell’area di Villetta Barrea al limite di una zona di Riserva Integrale e nella vicina Camosciara, zona di Riserva Integrale) sarebbe certo e immediato, mentre sulla concreta efficacia del tipo di intervento previsto dal progetto le perplessità sono fortissime se si considera che, alla luce degli studi più autorevoli, gli effetti risultano non solo inadeguati ai fini della prevenzione degli incendi, ma addirittura rischiano di ottenere il risultato contrario.

La mobilitazione dei cittadini per la difesa della pineta.

Di fronte a un intervento così devastante, si costituisce un Comitato Civico che, supportato da relazioni e interventi di esperti di rilevanza nazionale (accademici, botanici di riconosciuta competenza, faunisti, ricercatori, giuristi, personalità che hanno fatto la storia dei parchi e dei movimenti naturalistici nazionali, giornalisti e letterati di fama internazionale) segnala al Parco la pericolosità dell’iniziativa oltre che la sua palese inefficacia chiedendone l’annullamento. La Dirigenza dell’Ente di Gestione, rifiuta di prendere in considerazione le osservazioni evidenziate in relazioni, lettere e convegni, arroccandosi sulle proprie posizioni, determinata a portare avanti il suo progetto, sottolineando di aver avuto, al riguardo, il parere favorevole dell’Amministrazione Comunale. Parere tuttavia di carattere semplicemente “fiduciario” più che tecnico, concesso senza entrare nel merito specifico considerato che il committente del progetto è il Parco, certamente competente in materia più del Comune (come qualche esponente dell’amministrazione ha peraltro affermato).

La procedura di approvazione del progetto da parte della Regione Abruzzo, è ormai in fase avanzata. La VINCA è stata stata pubblicata. Sono state presentate osservazioni che riguardano aspetti importanti del progetto e carenze che non possono passare sotto silenzio. Siamo ancora fiduciosi in una valutazione serena da parte degli uffici preposti perché’ le conseguenze che comporterebbe l’approvazione di questo progetto da realizzare all’interno di un parco potrebbero condizionare l’intero sistema delle aree protette.

C’è forse un cambio di paradigma nella gestione del patrimonio boschivo all’interno dei parchi?

L’attuale dirigenza dell’Ente ha affermato in diverse occasioni pubbliche che la sfida della conservazione non può limitarsi ad azioni passive ma deve connotarsi come “conservazione attiva” e quindi attiva deve essere la gestione del patrimonio boschivo. Questo significa dover destinare la parte più importante di tale “asset” economico al settore industriale considerata peraltro la necessità di riequilibrare la bilancia commerciale del settore incrementando le esportazioni di materiale legnoso o diminuendone le importazioni. Un orientamento questo che, se discutibile e discusso a livello nazionale nell’attuazione del TUFF di recente adozione, è assolutamente improponibile all’interno di un parco nazionale dove seppur a diversi gradi di protezione, i boschi devono essere tutelati come finalità’ istitutiva imprescindibile dei parchi stessi.

Applicata all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, che nella storia ha rappresentato per buona parte della sua esistenza un modello di riferimento per gli altri parchi via via costituiti, sarebbe un pessimo esempio che rischierebbe di far saltare il sistema. Può essere questa la chiave di lettura dell’intervento sulla pineta di Villetta Barrea, una sorta di chiavistello per sdoganare pratiche che contraddicono cinquant’anni almeno di gestione conservativa all’interno dei parchi perseguita peraltro con successo? La “battaglia di Villetta” per la sua pineta assume quindi connotati ben più ampi e va combattuta con determinazione fino alla vittoria per bloccare scelte che metterebbero in crisi un sistema collaudato di tutela, sicuramente migliorabile ma fondamentale in una fase storica che ha di fronte una sfida decisiva per la salvezza del pianeta come quella dei cambiamenti climatici.

L’appello

Il nostro è quindi un appello che rivolgiamo a tutte le persone sensibili alle tematiche ambientali, alle Associazioni ambientaliste, ai partiti politici che hanno a cuore gli interessi della collettività, al mondo dell’informazione, al mondo della conoscenza e della ricerca scientifica affinché facciano propria questa nostra denuncia e ci aiutino a bloccare la sciagurata manomissione del patrimonio naturale unico rappresentato dalla pineta di Villetta Barrea, un bene comune affidato all’Ente Parco per essere custodito e conservato anche a beneficio delle future generazioni. Il progetto in questione sembra andare nella direzione opposta. Sono state forse raccomandate le pecore al lupo?

Comitato Civico di Villetta Barrea per la difesa della nostra pineta. 4/10/23

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