Il tutto nasce da un “equivoco storico”. Dovete sapere che nell’amena località abruzzese c’è una contrada chiamata «Pajacce» che, nel dialetto del posto, stava ad indicare un immondezzaio o discarica. Il medico del paese, Giuseppe Tanturri, appassionato di storia locale, in un suo libretto sulla Storia di Scanno, pubblicato nel 1852, forse per ingentilire il nome “Pagliaccio”, azzardò una spiegazione etimologica un po’ fantasiosa, sostenendo che la località, in realtà si chiamasse Paliano: «e tal nome, non unico in quelle contrade, accenna a un’ara che vi aveva o il dio Pan, o pure la dea Pale: Panis ara ovvero Palis ara...»! Nato da Ermes e da una ninfa, Pan, metà capra e metà uomo, era il dio greco delle selve, dei boschi, dei pascoli, delle greggi e dei pastori; aveva quindi a che fare con tutto ciò che riguardava il terreno e il bestiame.
Molti studiosi, negli anni successivi, hanno poi sfatato questo falso mito, anche se persiste ancora in molte guide turistiche. Comunque, un collegamento tra i due paesi è storicamente esistito. Paliano (FR), per molti scannesi, è stato, infatti, un punto di riferimento per il commercio laniero. In particolare erano le donne di Scanno che si occupavano della commercializzazione dei tessuti di lana, da loro prodotti.
Si racconta, per tradizione, che una comitiva di donne, recatesi in epoche remote a vendere nella fiera di Paliano, transitando per Filettino, furono rapite da quei cittadini attratti dal costume e dalla loro bellezza. Esse, dice la tradizione, non tornarono più in paese. Quindi, dopo il “ratto delle sabine” abbiamo avuto anche il “ratto delle scannesi”?!.. E dopo quell’episodio, la vendita dei tessuti fuori Scanno, si effettuò poi solo per mezzo degli uomini.
Achille Pacciani