Terremoto del 1915, 13 gennaio, nella Marsica raggiunse l’apice dell’undicesimo grado della scala Mercalli e fu avvertito in settecento località diverse.
Nella frazione di Frattura ci furono 162 morti, circa la metà dei residenti, e distrusse gran parte delle case di pietra. I superstiti furono accolti in un villaggio provvisorio di baracche di legno, in attesa delle case del borgo nuovo, inaugurate vent’anni dopo il sisma. La guerra, le malattie, l’emigrazione (Australia, Venezuela, centro Europa) svuotarono progressivamente anche Frattura Nuova. Una stentata economia, fatta di agricoltura di sussistenza e piccolo allevamento, allontanò dal paese soprattutto i giovani e gli uomini.
L’epicentro fu essenzialmente la conca del Fucino ma conseguenze localmente rovinose si produssero anche nelle valli vicine. Un esempio ne è la valle di Scanno. Questa valle è solcata dal fiume Tasso, che scende dal passo di Godi e alimenta il lago di Scanno; uscendo dal lago, il fiume prende il nome di Sagittario, si raccoglie nel bacino artificiale di Villalago, percorre le celebri gole, riceve le acque delle sorgenti di Anversa, traversa la conca Peligna e affluisce nell’Aterno-Pescara. La valle è osservata dall’alto dal paese di Frattura, frazione di Scanno. Il nome Frattura richiama un altro sconvolgimento naturale, quello dell’immane frana che rovinò a valle e ostruì il corso del fiume Tasso, originando però il lago di Scanno, oggi attrazione turistica della valle. Visitare oggi il borgo vecchio e quello nuovo di Frattura significa leggere un secolo di storia sociale dell’Italia montana.