Quando un candido manto di neve avvolge i monti, i boschi, le valli del Parco, quando i tetti fumanti dei paesini di montagna s’imbiancano, quando gli orsi vanno a dormire nelle loro caverne, quando cervi, camosci, caprioli e cinghiali scendono a valle per trovare qualche filo d’erba da mangiare, quando i lupi si aggirano fra i boschi alla ricerca di animali in difficoltà nella neve, questo è il momento di visitare il Parco, per conoscere da vicino la natura nel suo aspetto più severo.
Con le ciaspole (racchette da neve) ai piedi si va alla ricerca delle tracce degli animali. Senza dimenticare la suggestiva escursione serale, dove la luce della neve e della luna non renderanno necessarie le torce.
“L’aquila resiste, non può migrare perché deve difendere il suo territorio”. “L’aquila diventa più necrofaga, mantiene il suo posto e si nutre quindi molto di carcasse, preda anche animali in difficoltà come i camosci”. Deve resistere fino a febbraio la nostra amica aquila, quando cominciano i famosi voli a festoni: “Sono evoluzioni sinusoidi che maschio e femmina fanno nell’aria per migliorare la coesione con il partner”.
Per la volpe l’inverno è meno problematico. Il simpatico canide sa il fatto suo. “La volpe è generalista, può essere vegana o ipercarnivora alla bisogna, poi ha la tana e una bella a pelliccia, per cui non ha problemi”. In più si muove bene, un po’ come il lupo e al contrario di tanti ungulati. I più in difficoltà sono i cinghiali. Il parco quest’anno si è particolarmente prodigato nelle catture ma il generale inverno, insieme al lupo, può dare un contributo determinante per tenere sotto controllo le popolazioni. Basso e tarchiato ciò che mette veramente in difficoltà il cinghiale è la neve. Più giorni di neve al suolo ci sono e meno cinghiali ci saranno. Ma non è l’unico ungulato ad andare in difficoltà.
“Per i camosci l’inverno è movimentato. Il camoscio non si abbassa di quota per paura dei lupi, durante l’inverno quindi rimane fermo in zone più riparate anche con la neve. Possono rimanere fermi anche per giorni, senza mangiare.” I punti più riparati però possono essere anche i più pericolosi, i più soggetti a slavine ad esempio. I cervi invece stazionano anche in pianura in cerca di erba.
A banchettare sulle carcasse degli ungulati c’è anche l’orso, se non va in letargo. L’orso non va sempre in letargo. Dipende da diversi fattori e situazioni. Le femmine gravide vanno in letargo, quelle con i cuccioli, questi rimangono con le madri almeno due anni, restano in tana, i maschi possono andare in letargo oppure se l’inverno non è rigido vanno in giro. A determinare la scelta è quindi anche la rigidità della stagione, così come la disponibilità di cibo in questo periodo dell’anno. “L’autunno per l’orso è un momento cruciale, in questo periodo pensa solo a mangiare. Negli anni in cui c’è molta faggiola (il frutto del faggio, sono chiamati anche anni di pasciona e ce n’è uno ogni 4 mediamente) questo compito è molto semplice. Negli altri anni cambia dieta. Il nostro orso si è ad esempio abbuffato di mele selvatiche e rose canine, carote, bulbi. Meglio non disturbarlo.” Anche per le orse gravide è un periodo cruciale l’autunno. Partoriranno in febbraio e allatteranno i piccoli proprio con le riserve di questo periodo.
Nessun problema per la donnola che ha un po’ la stessa strategia del camoscio, riduce al minimo la propria attività. Periodo positivo invece per il lupo. “Il lupo va a nozze, possono cacciare gli ungulati in difficoltà. Tutt’altro discorso se si tratta di lupi in dispersione, fuori dal branco, che da soli possono avere molti più problemi.”
Ma il freddo segnala momenti topici e bellissimi anche per aria o in acqua. In questo periodo il grifone, l’animale necrofago per eccellenza così importante nel ripulire il parco da carcasse di ogni tipo. “Il grifone fa fatica, non ha più le carcasse degli animali domestici. D’inverno, se le condizioni ecologiche fosse migliori, troverebbe a quote più basse le carcasse degli ungulati, ma è molto più difficile. La vita nel parco ferve sempre, in autunno e inverno rallenta un po’ il respiro delle nostre montagne, ma la vita non si ferma mai.