Sono stati riportati in libri e giornali della Valle del Sagittario leggende ed aneddoti di persone appartenenti alla nostra comunità.
Tra questi si ricorda Nicola Ricci detto Colamorra per la sua somiglianza in carattere e determinazione al famoso brigante del foggiano Colamorra. Durante la sua carica di rappresentante della frazione di Frattura al Comune di Scanno, nelle riunioni consiliari, Nicola, con espressione burbera, non accettava scherzi di alcun genere e si racconta che da sotto la cappa che indossava manifestava la presenza del fucile senza proferire parole.
Tale atteggiamento incuteva timore e rispetto. (NOTA: Una descrizione più dettagliata del personaggio si ritrova negli scritti del professore fratturese Marcello Giovannelli pubblicati nei giornali locali La foce di Scanno e il Gazzettino della Valle del Sagittario di Villalago).
L’ABATE NICOLA
L’Abate Nicola pare sia nato verso il 1250 a Frattura e come da costumanza del tempo viene ricordato come l’Abate Nicola da Frattura il quale vestì l’abito monastico nel 1263 a Montecassino. Si distinse per intelligenza e cultura, come dimostrano l’opera “Commento alle regole di San Benedetto” ed attestati della sua vita. Amava chiamarsi Decretorum Doctor come è riportato in una iscrizione del 1326 sulla porta laterale della chiesa di San Giorgio a Scapoli Isernia.
L’Abate Nicola da Frattura lasciò il monastero di Montecassino all’indomani dell’arrivo dei frati celestiniani in quanto non condivideva del tutto le regole di Celestino V e partì per l’Università di Bologna dove conseguì il dottorato applicandosi allo studio delle leggi canoniche. Da Bologna si trasferì a Napoli dove nel 1307 ottenne la cattedra dei Decreti ricevendo come onorario Uncias octo 100 once annue. Tornato a Montecassino, dopo il gran rifiuto di Celestino V compose un commentario sulle regole di San Benedetto che intitolò: Esposizione 3. Il dotto ed energico Nicola Da Frattura fu designato da Clemente V come nuovo abate dell’abbazia di San Vincenzo in Volturno in quanto ritenuto uno dei migliori monaci, che riportò ordine e disciplina nell’Abbazia stessa, sconfisse la corruzione con grande determinazione ed autorità. Nel 1318 si trovava a Genova tra gli invitati del re Roberto D’Angiò.
(Nota: Sarebbe onorevole ricordare con un’effigie questo nostro antenato che tanto lustro ha dato alla nostra Frattura).
DON MARIANO TIBERI
Da notizie riportate dalla Foce n.9 – Giornale locale di Scanno, si apprende, che nell’anno 1807, in occasione della festa della Madonna delle Grazie che si festeggiava la settimana prima della festa patronale, l’economo curato di Frattura don Mariano Tiberi invitò il parroco di Villalago Don Giovanni Luigi De Nino a celebrare la messa solenne.
Avvenne che durante la celebrazione religiosa, una squadra di 80 briganti entrata in chiesa, catturò il celebrante e trascinatolo in campagna venne barbaramente ucciso in località Vellanito nei pressi di Castrovalva. L’Abrami che, nel circondario di Scanno, comandava le milizie francesi, informato del feroce eccidio, inseguì i briganti e scontratosi con essi in località Rufigno presso Frattura li uccise quasi tutti.
DE TINTO
Da ricordare la famiglia De Tinto originaria di Frattura come si evince da un contratto di compravendita risalente al 26 aprile 1489. Juliani Tinti de Fractura detto Lo Tinto e Giuliano Tinto di Frattura abitante a Sulmona. Tale famiglia si distinse per le tante opere realizzate e per i personaggi che vi sono susseguiti nei secoli contribuendo a rendere illustre la città di Sulmona.
DON ANTONIO RICCI
Altro personaggio di rilievo è stato Don Antonio Ricci, lettore in filosofia e teologia. I luminari della Provincia di San Berardino lo ricordano con grande venerazione e rispetto. Fu per due volte Padre Provinciale. La morte lo colse a Sulmona nel 1829. Il suo corpo fu venerato per 3giorni da tante persone.
ORGANISTA AMATO ROZZI
I tosatori di pecore di Frattura, in viaggio verso le Puglie, onoravano ogni anno la Vergine Incoronata di Foggia con la loro presenza, in quanto passavano da quelle parti per raggiungere le masserie pugliesi dove lavoravano. Da voce narrante dell’epoca, si riportò un episodio piacevole avvenuto nel Santuario. Era la festa della Vergine e si ammalò l’organista del paese che accompagnava il coro con il suono dell’organo. Per sopperire a questa mancanza, il nostro sacrestano e organista della parrocchia di Frattura Amato Rozzi, che faceva parte della compagnia dei tosatori, si propose di sostituire l’organista malato. Con molta diffidenza i locali accettarono. Il nostro organista Amato Rozzi suonò così bene, alternando addirittura anche diverse musiche sacre, sconosciute ai pugliesi, i quali al termine della funzione religiosa si complimentarono vivamente. Negli anni successivi i fedeli del posto con entusiasmo lo invitavano a suonare nel Santuario.
Dal libro “A raccontar Frattura” di Armando Iafolla e Luciana D’Alessandro