Esplorando…Frattura: persone caratteristiche (diciottesima parte)

FRANCESCO SARRA

Il bar di Francesco era l’unico del paese. Aveva una balconata che ti slanciava in uno sguardo panoramico sul lago di Scanno, sulle alte montagne innevate e nello sfondo sui paesi di Villalago e Scanno. Tutti i turisti e persone di passaggio chiedevano a Francesco di poter fare le foto a quello spettacolo immenso della natura dalla balconata.

Nei giorni normali, pur se aperto, in quanto Francesco ci abitava con la famiglia, passavano poche persone ed il paese si rianimava verso sera quando soprattutto gli uomini si fermavano al rientro dal lavoro nelle campagne. Per queste situazioni Francesco non sempre accendeva la macchina per fare il caffè e a richiesta lo faceva con una macchinetta di famiglia. Con questa tipo di macchinetta Francesco faceva il caffè secondo l’uso familiare e aveva notato che quanti avevano bevuto quel caffè, pur guardando con un po’ di amarezza la macchina spenta, ne rimanevano comunque contenti. Questi apprezzamenti l’avevano portato a convincersi che la cosa andava bene.

Un giorno estivo con un sole battente anche in un paese d’altura come Frattura, entrarono nel Bar due escursionisti, un signore e una signora, uno chiese una bibita dissetante e la signora un buon caffè caldo. Francesco correttamente disse alla signora che la macchina del caffè l’accendeva solo la sera e che avrebbe fatto il caffè con la moka della casa. La signora acconsentì ribadendo solo di farlo ben caldo. Francesco caricò la “ciucculattera” e quando il caffè cominciò uscire prese un bricchetto e ve lo versò dentro, poi, come da uso di casa, dopo aver girato lo zucchero con lo stesso cucchiaino prese ad assaggiare il caffè commentando” “è buono”. La signora vedendo la scena si apprestò quasi mortificata a dire a Francesco che si era sbagliata ad ordinare il caffè, ma anche lei voleva una bibita, aggiungendo, comunque che il caffè lo avrebbe pagato. Francesco prima di prendere la bibita come richiesto, riassaggiò il caffè e disse rivolto alla signora: “signò, uogge è riuscito proprio buon stu cafê”.

GIUSEPPE D’ALESSANDRO : U’ PRFETTE

In tanti ricorderanno, il Signor Giuseppe D’Alessandro, denominato il Prefetto, conosciuto oltre che nel nostro paese anche altrove. A conferma di ciò riportiamo due episodi che testimoniano le sue amicizie e conoscenze di persone culturalmente preparate e socialmente di alto ceto, in virtù della sua preparazione culturale acquisita da autodidatta, in quanto si era dedicato alla lettura di libri e classici, non avendo potuto studiare perché la famiglia era povera.

Negli anni 60, Angela e Assunta, allora bambine, di ritorno dalla colonia marina dei “Combattenti e reduci”, in sosta presso la Prefettura dell’Aquila, in attesa dell’arrivo del taxi che le avrebbe riportate a Frattura, si trovarono di fronte il Prefetto dell’ Aquila che disse loro: “Io sono il Prefetto della Provincia dell’Aquila” ma sapete che anche voi a Frattura avete il Prefetto, lo conoscete?” “Si” risposero le due bambine “è Giuseppe”. Allora il Prefetto disse loro: “quando tornate a Frattura, dite al Signor Giuseppe che il Prefetto dell’Aquila saluta il Prefetto di Frattura”. E così fecero.

Altro episodio è stato raccontato dall’allora dipendente del Comune di Scanno, Ascanio Petrocco. Negli anni 50, in occasione di una visita del Prefetto della Provincia dell’ Aquila a Scanno, Il Prefetto di Frattura, per porgergli gli ossequi suoi e di tutta la cittadinanza di Frattura, scese a Scanno a cavallo di una mula bianca e fu accolto dal Prefetto dell’ Aquila con una tale confidenzialità da indurre i fratturesi presenti a convincersi quasi che i due Prefetti fossero di pari grado nella loro funzione. La ripartenza del “Prefetto” di Frattura, in sella alla propria mula bianca fu salutata con tutti gli onori dovuti.

Dal libro “A raccontar Frattura” di Armando Iafolla e Luciana D’Alessandro

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