Fabio Florindo, nostro socio, è da poco rientrato dalla spedizione del progetto SENECA II sul campo remoto nella Taylor Valley, Antartide.


Un progetto cui partecipa un team di scienziati* provenienti da Italia, Nuova Zelanda, Norvegia e Svizzera che sta raccogliendo dati nelle Valli Secche dell’Antartide nell’ambito di un programma biennale volto a studiare le emissioni di gas naturale in questa parte del continente.

Gli attuali cambiamenti climatici globali rappresentano una minaccia per la stabilità delle regioni polari e possono avere impatti a cascata su vasta scala. Studi condotti sul permafrost (terreno che rimane a temperature inferiori a 0°C per due anni o più) nelle regioni artiche indicano che queste aree possono immagazzinare quasi il doppio del carbonio attualmente presente nell’atmosfera. Pertanto, lo scioglimento del permafrost può potenzialmente causare un aumento significativo delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, aggravando l’effetto del riscaldamento globale. Sebbene siano stati condotti diversi studi nelle regioni artiche, vi è una scarsità di dati disponibili dall’emisfero australe. Il progetto SENECA mira a colmare questa lacuna e a fornire una prima stima delle concentrazioni di gas e delle emissioni dal permafrost e/o dagli strati superficiali scongelati delle Dry Valleys in Antartide. Le valli Taylor e Wright rappresentano una delle poche aree antartiche che non sono coperte dal ghiaccio. Queste vaste regioni presentano un terreno ghiacciato che si estende per circa 3.000 Km2 formando uno dei deserti più estremi della Terra e rappresentando un obiettivo ideale per le indagini sul permafrost.

Il team SENECA sta esaminando le regioni mirate delle Dry Valleys, conducendo una spedizione multidisciplinare sul campo. Gli scienziati, accampati in condizioni difficili, hanno raccolto e analizzato campioni di gas e acqua nel suolo, misurando l’esalazione del flusso di CO2 e CH4 , esaminato le proprietà petrologiche del suolo e acquisito profili geoelettrici. I dati ottenuti saranno utilizzati per 1) ricavare una prima stima delle emissioni totali di metano e anidride carbonica in questa regione dell’emisfero polare australe, 2) individuare la potenziale presenza di discontinuità geologiche che possono fungere da percorsi preferenziali di rilascio del gas e 3) esaminare i meccanismi di migrazione del gas attraverso i sedimenti poco profondi. Questi risultati rappresentano un punto di riferimento per le misurazioni in queste regioni sensibili al clima, dove sono attualmente disponibili pochi o nessun dato.

Fabio con Isidoro – Museo della Lana – Scanno