Il nome Frattura è derivato dalla frana, che staccatasi dal monte Genzana, ostruì con l’ingente massa di detriti, il corso del fiume Tasso dando origine al lago di Scanno.
La formazione del lago di Scanno ha la sua storia geologica, la sua storia leggendaria o leggenda vera e propria. Il lago è considerato dai maggiori studiosi come un tipico lago di frana. Non mancano altre ipotesi, più fantasiose quale quella che ne attribuisce l’origine alla caduta sul Monte Genzana di un grande meteorite determinando l’immensa frana. Questa ipotesi è supportata dal ritrovamento di sassi rotondi di diverse dimensioni a Frattura e nel versante opposto del monte Genzana fino a Bugnara, che i fratturesi raccoglievano utilizzandole per il gioco delle bocce.
Il Colarossi-Mancini vuole fare risalire la frana all’epoca della battaglia del Trasimeno del 217 avanti Cristo, al passaggio di Annibale e le sue truppe che erano dirette verso Canne in Puglia e in direzione Capua, rifacendosi al seguente passo di Tito Livio (Libra XXII) “ Tantusque fult ardor animorum, adeo intentus pugnae, ut eum terrae motus, qui multarum urbium Italiae magnas partes prostavit, avertitque cursus rapide amnes, mare fluminibus invexit, monte lapsu ingenti proruit”, che esalta fino all’inverosimile l’ardore delle milizie combattenti da smuovere persino le montagne nei posti più lontani. Scarso credito ebbe tale tesi, tutti concordano nel sostenere invece l’ipotesi della formazione del lago in un’epoca non storica, l’Almagià ascrive la frana al periodo post-glaciale.
La costruzione del mulino
Nel 1600 fu costruito a Frattura da artigiani del Comasco il mulino in località Galanella. Usufruendo di un mulino preesistente, furono costruite delle vasche per l’acqua perché era insufficiente muovere le macine. L’uscita dell’acqua delle vasche veniva regolata secondo l’esigenza. Ulteriori e specifiche notizie in merito non ne abbiamo e quel poco che sappiano è stato riportato da Antonio Genovese di Castrovalva. Successivamente negli anni 50, il mulino dismise il suo funzionamento e i fratturesi, per la macina del grano ed altro, si recavano a piedi e con i propri animali da soma nel mulino di Villalago, percorrendo una strada scoscesa che a volte persino gli animali affrontavano con riottosità e spesso bisognava di più soste di riposo.
La Fonte vecchia
La popolazione di Frattura Vecchia si serviva della fontana che distava dalla contrada all’incirca 150 metri e raggiungerla, soprattutto nel periodo invernale, creava notevole difficoltà per la neve abbondante e il ghiaccio. La popolazione attenuava tali disagi e si serviva del “purtigl”, una piccola porta che permetteva di raggiungere la fontana accorciando il tragitto. Ancora oggi si chiama Fonte vecchia ed è apprezzata per la qualità e freschezza dell’acqua dagli escursionisti e visitatori del borgo.
La fonte nuova
Alla fine dell’800, ai primi del 900, è stata costruita la Fonte Nuova, pienamente funzionante e molto bella e si possono ammirare i tubi della condotta idrica preparati con terracotta nella fabbrica di laterizi di Anversa degli Abruzzi, paese vicino rinomato per i lavori in terracotta, opera di esperti ed apprezzati artigiani.
Dal libro “A raccontar Frattura” di Armando Iafolla e Luciana D’Alessandro