Nel tempo della fiorente pastorizia i fratturesi erano ricercati per la loro impareggiabile capacità di tosatori, riconosciuti “maestri carosatori”, noti in tutto l’Abruzzo e nelle Regioni confinanti, soprattutto nell’Alta Puglia e nell’Agro Romano. Riuscivano ad ammansire con delicatezza le pecore, che soggiacevano silenziose alla presa, per renderle immobili per una perfetta tosatura. I tosatori raccontavano che al termine della tosatura c’era uno sguardo di intesa con la pecora come se volesse ringraziare chi la alleviava del carico della lana per la calda stagione estiva. Quasi un’accettata operazione della pecora stessa che coadiuva con il tosatore stesso.
Ma come tosatori esperti, i fratturesi erano apprezzati e ricercati soprattutto perché unici nel campo di tosare senza spezzettare il vello, che risultava integro come un manto. Questa particolarità determinava una lavorazione e una composizione unitaria del prodotto finale stesso che dava ulteriore valore nella vendita.
Grande ironia viene riscontrata in un episodio di vita vissuta dei tosatori di Frattura durante uno dei percorsi per raggiungere la Puglia. Un giorno mentre si rifocillavano e dissetavano presso un pozzo, furono invitati da alcune persone del luogo a cimentarsi a risolvere un enigma che recitava cosi: “Tu che si poeta dell’Abruzzo dimmi quant’acqua sta dentr a stu puzz?” Dopo un momento di esitazione, i tosatori risposero: “Tu che si poeta di Bitonto, tira el gavette (i secchi) ca i te le cont”.
…ED ESPERTI CACCIATORI DI TOPI
I fratturesi, cercatori di topi nella bonifica in Puglia, avevano brevettato un singolare marchingegno chiamato “Uvaliestr”. Posizionando le trappole controvento catturavano molti topi in breve tempo, dando vita ad una prima forma di lavoro a cottimo che comportava di ricevere compensi più sostanziosi. Non consegnavano l’intero bottino giornaliero ma trattenevano un buon numero per compensare le giornate di scarsa cattura. Fu proprio questo particolare metodo di cattura che rese famosi i fratturesi la cui preziosa opera di bonifica li portò a lavorare anche in altre regioni.
Dal libro “A raccontar Frattura” di Armando Iafolla e Luciana D’Alessandro