La crisi del Venezuela ha riportato alla mia memoria l’esistenza di una discreta presenza scannese nel paese sudamericano. Tra il 1876 e il 1976 circa 26 milioni di nostri connazionali lasciarono l’Italia e la condizione di disagio nella quale vivevano. Dal 1946 sino alla metà degli anni settanta, il flusso in uscita si rafforzò. Le migrazioni verso i paesi europei economicamente più favoriti ebbero un ruolo preminente, ma ci fu anche una ripresa verso le destinazioni transoceaniche. L’emigrazione italiana in Venezuela assunse un certo peso negli anni del secondo dopoguerra: oltre il 90 per cento degli italiani che vi si trasferirono (285.259), partì subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, soprattutto fra il 1949 al 1960. Anche mio padre, dopo 11 anni passati fuori di casa, tra guerra e prigionia, nel 1949 partì col primo gruppo di scannesi alla volta di Caracas, e ne fece ritorno nel 1952. Grazie all’esplosione della sua economia petrolifera e mineraria, il Venezuela divenne meta preferita alla stessa Argentina. Le aree di provenienza dei nostri emigranti furono soprattutto quelle meridionali, con presenza non solo nella piccola e media industria manifatturiera, ma anche nelle grandi imprese italiane che realizzarono complessi siderurgici e petroliferi, e nel settore delle costruzioni, soprattutto a Caracas. Fra il 1950 e il 1960 la città passò da 700 mila a 1,4 milioni di abitanti. L’edilizia esercitò in questo senso un ruolo di primo piano e costituì l’attività prevalente degli italiani, che costruirono la maggioranza degli edifici di Caracas, migliorando sensibilmente il proprio tenore di vita, lasciandosi alle spalle miseria e macerie del dopoguerra. Nel successivo decennio si registrò la presenza italiana anche in campo rurale. Poi il numero degli arrivi diminuì, in conseguenza dell’apertura e del consolidamento di nuove “rotte” migratorie, verso l’Europa e, all’interno, verso il triangolo industriale del nord. La diminuzione della presenza italiana in Venezuela fu influenzata dall’introduzione di misure restrittive e un’ondata di violenze e saccheggi. Il 23 gennaio 1958 cadde la dittatura di Marcos Pérez Jiménez e si interruppe la condizione di particolare sintonia tra il suo governo e i maggiori rappresentanti della collettività italiana.
E.Pace
Vi proponiamo la foto fornita dall’autore dell’articolo, già pubblicata sul numero della Foce di maggio del 1950, col titolo “Una colonia di Scannesi in Venezuela”, scattata nel gennaio dello stesso anno. Facendoci aiutare da alcuni “reduci” di quella numerosa “colonia”, tornati a Scanno, abbiamo cercato di dare un nome ai personaggi presenti, riuscendoci nella maggior parte dei casi.
Partendo dalla sinistra in alto: , Salvantonio Gualtieri, Luigi Nannarone, Elia Ubaldi, Tonino Colasante, Giuseppe Di Masso, Al centro da sinistra: Vittorio Ciccotti, Donato Carfagnini, Antonio Colasante, Caputo (“Spaccamonti” di Frattura), Dandolo Pace, Filiberto Ciccotti. In basso da sinistra: (bambino con bici), Ermete Gualtieri, Donato Tarullo, Amato Ciccotti, Americo Ciccotti. Il bambino in basso vicino alla bici dovrebbe essere il figlio di Vittorio Ciccotti.