Novembre-dicembre 1975, continuavano i lavori di ristrutturazione della nuova stazione di partenza e di parte dei componenti elettrici e meccanici dei piloni di sostegno. Quel giorno stavamo montando il nuovo riduttore di velocità tra il motore principale elettrico e quello di riserva a scoppio. Alle cinque di pomeriggio, dopo ore di tentativi, il tecnico della società incaricata non era riuscito a smontare il cuscinetto principale per sostituirlo. Dovemmo abbandonare senza aver risolto il problema. Andai a casa, mangiai controvoglia perché questo ennesimo contrattempo non ci voleva.
Dopo aver cenato, uscii e andai come al solito al bar Centrale, dove incontrai Giovanni, Franco Sero e il Maestro Quintino. La prima domanda, dopo i saluti di rito, “Come vanno i lavori”. Gli feci il riassunto della giornata e raccontai dell’impossibilità di smontare il cuscinetto. Giovanni, guardò Franco e Quintino e disse “Ci possiamo provare noi, in macchina credo di avere tutta l’attrezzatura”. Conoscendo l’abilità meccanica di Giovanni che stava costruendo il suo gatto delle nevi, risposi subito “Andiamo e proviamo”. Freddo cane, notte fonda, alle 22,30 eravamo tutti e quattro sul carroponte. Il maestro Quintino era l’addetto alle luci, Franco, proprietario della ferramenta, alle chiavi inglesi, pinze, cacciaviti e fiamma a gas, io e Giovanni intenti a trovare il metodo corretto per estrarre il cuscinetto, senza rovinare la sede. Verso mezzanotte, congelati ma sudati, siamo riusciti nell’intento di estrarlo senza fare ulteriori danni.
La mattina seguente alle sette appena è arrivato il tecnico, senza fare commenti, gli ho mostrato il cuscinetto vecchio e consegnato quello nuovo da montare. La sera stessa tutto funzionava a meraviglia.
Sono anni che mi scervello se poteva essere stato un tentativo per ritardare i lavori, visto che anche altre stazioni erano in ristrutturazione. Ma un indizio non fa una prova, ma siccome c’era stato già l’episodio della botta di mazza da 5 chili sul palo di sostegno e il cattivo fissaggio di alcuni bulloni delle rulliere sui piloni, il sospetto rimane. Come diceva Andreotti “A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina”. ALTRI TEMPI.
Giovanni Cetrone