…della serie “Quando a Collerotondo Berta Filava!” (9)
Un proverbio dei nostri anziani recita “ognuno di noi può fare e dire cose belle o brutte, ma avrà sempre il 50% a favore ed il 50% contro”. Spero di aver almeno mantenuto queste percentuali con i miei interventi. Interventi che volevano innanzitutto onorare e ricordare coloro che hanno creduto a prescindere in Collerotondo, con amore, passione e senza interessi personali.
“Collerotondo” va considerato un “paziente anemico”. Un paziente al quale negli anni passati sono state fatte trasfusioni di sangue a più non posso. Partendo dai minatori di Monteneve che comprarono le azioni della nascente Società Seggiovia Scanno, per arrivare agli imprenditori che nella gestione hanno solo dato, a tutti coloro che hanno lavorato gratis, in primis i ragazzi dello Sci Club ed i Direttori di Esercizio degli anni sessanta-ottanta, a Mario Pietraforte che ci rimise centinaia milioni di lire e nonostante questo fallì, ai sottoscrittori delle fideiussioni che nessuno ha salvaguardato, a tutti coloro che con piccoli interventi urgenti gratis hanno permesso di andare avanti per anni, ai cittadini che oggi pagano l’IRPEF Comunale.

L’analisi delle acque passate servirebbe per comprendere questo “la gestione di Collerotondo passa sempre attraverso numerose trasfusioni di sangue”. Ne sanno qualcosa coloro che ancora oggi ne sono donatori continuando a pagare perché qualcuno non ha voluto ascoltare chi forse su Collerotondo ne sapeva più di loro.
Se il paziente è morto (domanda), ha ricevuto le trasfusioni del gruppo sanguigno giusto? Sembrerebbe invece che le trasfusioni di fideiussioni hanno reso più anemici i sottoscrittori e non hanno guarito il paziente, anzi sono aumentate le emorragie. Si è vociferato da anni su possibili cordate di imprenditori. Che fine hanno fatto? Si sono forse accorti che il gruppo sanguigno non è compatibile? O forse questi imprenditori non hanno l’anello al naso?

Molti si chiedono: i medici che in questo momento brigano per far resuscitare e camminare il malato terminale di settant’anni sono all’altezza del loro compito? Noi cittadini dobbiamo preoccuparci soprattutto a chi faranno pagare questa volta le trasfusioni. Se le pagano di tasca propria, facciano pure. Se invece a pagare è sempre pantalone o chi crede ancora alle favole, allora occorre vigilare ed impedire che tutto vada a discapito di investimenti più produttivi e della realizzazione di quelle infrastrutture necessarie per aumentare la qualità della vita di pensionati e cittadini a reddito fisso, che di tasse ne pagano già tante e fino all’ultimo centesimo.
L’acqua passata se riciclata correttamente potrebbe servire per non continuare a dissanguare ancora la nostra economia, che a detta di tutti è al minimo storico, o per trovare una soluzione ottimale poco onerosa per tamponare il presente e cercare di programmare il futuro con soluzioni compatibili con le risorse che il nostro territorio offre. Confido inoltre che qualcuno possa scrivere dell’acqua passata dal 1995 ad oggi e spiegare perché nonostante i tanti sacrifici ed i miliardi di lire spesi siamo arrivati alla situazione non certa rosea di oggi.
Il MEA CULPA non è più di moda? ALTRI TEMPI?
Giovanni Cetrone