“CRONACHE DELLA RESTANZA”

MONTERISI RACCONTA DISAGI E BELLEZZA DELL’ABRUZZO INTERNO

Decidere di tornare, di restare a vivere in luoghi che si vanno spopolando, territori dai quali sempre più persone hanno scelto e scelgono di allontanarsi, soprattutto per mancanza di lavoro. Provare a invertire la rotta o, semplicemente, rimanere con uno spirito propositivo, provando a progettare cambiamenti, seppur piccoli, senza abbandonarsi al disfattismo, alla rassegnazione tout court. È ciò che il giornalista Savino Monterisi racconta nel suo libro Cronache della restanza, per l’editore popolese Riccardo Condò, all’interno della collana Il libraio di notte, curata e diretta dal cantautore e libraio Paolo Fiorucci.

Il libro, è stato presentato ieri, 22 agosto, a Scanno in via Abrami all’esterno del Caffè Santa Maria nei pressi della chiesa madre alla presenza dell’autore accompagnato da Silvia Mosca e Eleonora de Nardis, con diversi interventi tra cui quello del direttore della Foce Fabio Valerio Maiorano.

L’amore che il giornalista ha per l’Abruzzo e per il suo territorio non si è esaurito in una semplice celebrazione delle bellezze paesaggistiche e naturalistiche e delle sue potenzialità ma, al contrario, ha generato e continua a generare attenzione, interesse reale, impegno concreto, cura.

Il libro si divide in quattro sezioni: montagne, persone, luoghi e impazienza. L’ultimo capitolo contiene articoli un po’ più impegnati, che forse si possono definire riflessioni politiche; il titolo è un tributo a Franco Fortini, intellettuale a cui personalmente l’autore deve molto. Tutto il testo è ricco di citazioni di quegli intellettuali, artisti o scrittori che lo hanno influenzato ovvero Ignazio Silone, Giovanni Lindo Ferretti, Paolo Rumiz, Robert Frost, Rocco Scotellaro.

 Il filo che lega questi testi è sicuramente quello del disagio ma anche della bellezza che caratterizzano le aree interne, la ruvidezza e la bontà della gente che le vive, l’asprezza e la bellezza delle montagne, la magnificenza e l’abbandono dei borghi. La restanza è la scelta di vita del narratore che descrive il bene e il male di ciò che qui accade, sia da un punto di vista poetico/narrativo ma anche politico.

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