Per un errore di stampa l’articolo a firma Paolo Di Loreto, pubblicato sul numero del giornale cartaceo di settembre 2021, è stato riportato con la parte finale mancante, pertanto di seguito la versione integrale. Ci scusiamo con Paolo e buona lettura.
Appello per la salvezza di una piazzetta che amo.
Finalmente sono riuscito a vedere la statua del pastore, anche se nella sua versione in gesso. La prima cosa che mi ha colpito sono le sue notevoli dimensioni, sia in altezza che in larghezza. La base, infatti, sorregge non solo l’uomo, ma anche un cane e una pecora, occupando una superficie di un paio di metri quadrati. Per quanto attiene all’altezza, se sarà collocata su una piattaforma di almeno cinquanta centimetri, il monumento nel suo insieme si eleverà oltre i tre metri.
E subito mi sono chiesto come si possa pensare di collocare un’opera di quelle dimensioni, un vero colosso, all’interno del centro storico, dove non ci sono spazi sufficientemente ampi e dove nei secoli nessuno si è mai azzardato, credo proprio per la configurazione ristretta dei luoghi, ad installare neppure un busto, preferendo utilizzare, quando necessario, le meno ingombranti lapidi murarie, come ad esempio nel caso del monumento dedicato ai caduti delle due guerre.
Così sì è comportata anche l’Associazione Alpini che per la sua storia importante a Scanno, per le dimensioni ridotte della statua, per l’attinenza del soggetto di questa con le lapidi lì presenti avrebbe potuto certamente ambire ad uno spazio in Piazza S. Rocco. E invece ha evitato il centro storico, trovando un intelligente abbinamento con il nome di una nuova via, dimostrando rispetto per i luoghi ed un’ottima creatività.
Solo con la “donna in costume”, posta al confine tra il paese “vecchio” e quello nuovo, si è entrati, anche se marginalmente, nel centro storico. Si è scelta una zona molto frequentata, ma piuttosto stretta, dove purtroppo la statua è sacrificata e rende molto meno, dal punto di vista artistico, di quanto potrebbe se fosse posta in un ambito più ampio.
La collocazione del pastore all’interno della “ciambella”, per le sue dimensioni ancora maggiori, si presenta naturalmente molto più complicata, in quanto significherebbe inevitabilmente il completo stravolgimento del sito scelto. Nel centro storico mancano, come detto, grandi spazi.
Inoltre, quando si deve scegliere dove collocare un nuovo monumento, si dovrebbe tendere sempre a privilegiare un luogo al momento non troppo attraente cosicché, con il nuovo “arrivato”, ci si augura possa diveltarlo. In altre parole, si dovrebbe tendere a creare una nuova attrazione, senza distruggerne, però, una già esistente. Per questi motivi mi sembra incredibile che si sia potuto anche solo pensare di sistemare il pastore nella piazzetta A. Ciancarelli, in uno degli angoli più suggestivi del nostro paese. Scelta effettuata naturalmente senza il supporto di persone competenti, che la avrebbero sicuramente sconsigliata, ma nel corso di una discutibile consultazione, pochissimo partecipata e fatta senza che coloro che hanno votato conoscessero i reali volumi in gioco.
Le motivazioni della scelta sono anche in questo caso legate alla quantità di passanti che il luogo può attirare, non tenendo in alcuna considerazione né il fascino del posto che sarebbe perduto per sempre, né la mancanza dello spazio necessario alla migliore valorizzazione dell’opera d’arte. Per essere più chiari e un po’ brutali, avremo una delle piazzette più belle del centro storico distrutta e il lavoro del Maestro D’Alessandro fortemente penalizzato e mortificato perché posto in un’area troppo ristretta per valorizzarlo. In compenso, però, avremo la fila di passanti a farsi la foto-ricordo. È ciò che vogliamo?
È per questi motivi e perché credo che la corretta conservazione del centro storico sia di fondamentale importanza per il futuro di Scanno che faccio appello ai volontari delle ACLI che si stanno occupando della realizzazione della statua perché si fermino e cerchino insieme agli Enti preposti alla conservazione dell’arredo urbano una collocazione veramente adeguata, fuori dal centro storico (per capirci, fuori dalla “ciambella”).
Naturalmente mi appello con ancora più forza al Comune e alla Sovrintendenza Belle Arti (a proposito, qualcuno li ha informati di quello che sta per succedere in uno dei paesi di loro competenza?) perché fermino il progetto in atto e impediscano così che uno degli angoli più suggestivi del centro storico venga completamente stravolto. Siano essi a farsi promotori di uno studio che fornisca soluzioni rispettose dell’esistente e dia la giusta collocazione ad un’opera così imponente. Su quelle proposte, poi, si potrebbero chiamare i cittadini a scegliere, per esempio in occasione delle prossime elezioni amministrative, in un vero referendum, serio e controllato, con un regolamento ben preciso, con la fondata speranza di una partecipazione davvero massiccia.
Paolo Di Loreto