Il 25 novembre non è una data qualsiasi, è il giorno della rivendicazione femminile contro i diritti umani calpestati ma è anche un giorno da ricordare, di quelli che non passano inosservati perché riportano alla memoria personaggi che hanno lasciato il segno. Il ricordo di Diego Armando Maradona non è stato minimamente scalfito dal tempo o dalle contraddizioni che lo hanno condizionato, anzi. A un anno dalla sua scomparsa, il suo carisma, la sua voglia di vivere è ancora palpabile nelle parole e nei pensieri di chi lo ha amato davvero. Chi se non Napoli poteva omaggiare in grande stile il campione argentino; è quasi una equazione; Napoli sta a Maradona e viceversa! Non c’è l’uno senza l’altro, senza sconti, senza troppe parole, due realtà imprescindibili che hanno dato vita in qualche modo ad una leggenda metropolitana.
L’interesse mediatico sulla vita privata e i legami con ambienti poco chiari mettono un freno alla qualità delle sue prestazioni ma ad un campione come Maradona tutto è permesso anche sbagliare. Una vulnerabilità che al contrario lo ha reso immortale, quasi divino, un idolo da difendere a tutti i costi dalle cattiverie del mondo, lui che era riuscito a fuggire dalle miserie del mondo inseguendo un pallone. La storia di Maradona è in qualche modo simile a quelle che nascono negli angoli più duri della terra.
Tutto ha inizio a Villa Fiorito, periferia di Buenos Aires dove la povertà fa da padrona e tirare calci al pallone è l’unica possibilità per uscire da quell’ambiente. Il suo primo esordio è nella Cebolittas, poi passa all’ Argentinos Juniors, a 16 anni il Boca e pochi mesi dopo la Nazionale. In pochi anni Maradona si trasforma nel “piede d’oro”, vince la Coppa del Mondo in Messico nel 1986, trionfa con il Napoli di cui difenderà i colori e l’identità, quella che per lui diventa come una seconda patria. La carriera del calciatore argentino inevitabilmente si affievolisce dopo la sconfitta con la Germania nel mondiale del ’90, Maradona grida al complotto ma già si notano i primi segni di fragilità emotiva. Nel marzo 1991 risulta positivo al controllo antidoping e squalificato per quindici mesi, le vicende legate alla cocaina lo indeboliscono nel fisico e nella mente ma l’Argentina lo riconvoca per il mondiale americano del 1994. Il 30 ottobre 1997, giorno del suo compleanno, Maradona compie 37 anni e annuncia definitivamente il suo ritiro dal calcio. Minato nel fisico, nei primi giorni di novembre del 2020, Maradona viene ricoverato in ospedale per rimuovere un ematoma al cervello ma durante la convalescenza muore nella sua casa di Tigre a Buenos Aires, a causa di un grave arresto cardiaco; è il 25 novembre!
Di Maradona si continuerà a parlare, di lui non rimarranno solo le imprese calcistiche i suoi goal spettacolo, la sua maestria nel saper duettare con il pallone, porteremo nel cuore il sorriso di un giovane scanzonato innamorato del calcio, appassionato della vita, un trascinatore di folle, capace di regalare con un solo calcio al pallone brividi di gioia.