L’aumento dei casi di positività al covid, rilevato in paese dopo il Capodanno, sta costringendo gli organizzatori ad annullare alcune manifestazioni previste per le Feste natalizie tra cui, purtroppo, la tanto attesa serenata delle “chezette”. Dalle ultime notizie, le prove previste per prepararsi alla serata, sono state sospese.
Fin dai tempi antichi e ancora in parte oggi, a Scanno si era solito cantare cinque serenate particolari patrimonio della cultura popolare, riservate solo alle donne in circostanze diverse: la “penesella” che si cantava sotto la finestra degli sposi la sera prima delle nozze, la serenata di Sant’Eustachio, la serenata dei fiori, la “spartenza” e, infine, la serenata delle Chezette (Calzetta), un tipico canto di questua organizzata il 5 gennaio, la vigilia dell’Epifania, per raccogliere donazioni, in particolare, alimenti. Circa le sue origini, alcuni studiosi del folklore abruzzese rimandano alla tradizione del capodanno celtico dei longobardi che invasero le terre d’Abruzzo tra il quinto e il sesto secolo dopo Cristo.
La Chezetta (versi di un anonimo, qui sotto nella versione di don Arturo Tarullo) viene portata in giro, per le vie del paese, da gruppi di paesani, vestiti con la tradizionale “cappa” o mantella o mantellina di panno nero e muniti di improvvisati strumenti musicali, con l’auspicio che venga riempita con doni e soprattutto con svariati cibi.
Addumane è la Pasquetta,
sia Santa e benedetta
e con gli Angeli a cantare
e i pastori a sorvegliare.
E tu Maria prepara la chezetta,
ce sta Giuseppe che te la mette;
nen ce mettènne né cène e chervone,
mittece suole la robba bona.
Se la chezetta è de flanella
Mettece la robba bella.
Se la chezetta è de line
Mittece nu fiasche de vine.
Buona notte figlia mia
Buona Pasqua ed Epifania.
Buona notte e così sia
Ti saluta la compagnia.
Il giorno seguente, l’Epifania, ci si ritrova per riscuotere i frutti delle promesse strappate, e così, tutti insieme, uomini e donne, concludono il giorno della Befana con un banchetto che, come vuole la tradizione, deve essere abbondante e succulento.
Il 2018, grazie alla nostra Associazione la Foce, è stato l’anno del definitivo rilancio della splendida tradizione. Confermata, sia per il numero delle “brigate” che per la qualità delle esibizioni, cui hanno dato vita e “voce” i tanti giovani che vi hanno preso parte. È servita pazienza e tenacia, ma possiamo oggi affermare che le nuove generazioni hanno introiettato l’importanza e il fascino di conservare questa e altre ritualità che, miracolosamente, sono sopravvissute, a Scanno, alla massificazione conformista e commerciale, che considera le “feste” solo come occasione di consumo. La Foce può rivendicare con orgoglio il merito di tenere alta la bandiera della difesa dell’identità della nostra comunità.
La speranza è che si torni presto alla normalità.