Comunicato: Paghiamo oggi per la mancata lungimiranza di ieri e gli eventi bellici svelano tutte le fragilità delle politiche interne di approvvigionamento energetico. Da un lato, le spinte ambientaliste a puntare al rinnovabile. Dall’altra, il cronico ritardo con il quale si approccia la possibilità di fare il punto sullo stato dei giacimenti di gas disponibili sul territorio, che potrebbero garantire quanto meno una più solida posizione di forza negoziale con i fornitori esteri. Nel mezzo, milioni di famiglie e imprese vessate dal rincaro delle materie prime.
Si punta al recupero mediante la valorizzazione dei giacimenti nel Canale di Sicilia, da dove dovrebbe arrivare l’80% del nuovo gas. Un altro 15% verrà aggiunto da altri siti davanti a Emilia-Romagna e Marche; un ultimo 5% dal Mar Ionio vicino Crotone. Per riprendere a estrarre di più bisogna, però, investire nella consapevolezza che non si può raddoppiare la produzione nel giro di qualche mese. Senza dimenticare gli inevitabili rischi connessi al nuovo sfruttamento. Si aggiunga il problema, spesso ignorato, della mancata espansione dei siti per lo stoccaggio del gas e quindi della scarsa capacità di immagazzinamento.
Creare indipendenza vuol dire insomma poter sostenere costi significativi e soprattutto saper programmare. Del resto, l’unica alternativa sarebbe ricorrere al carbone, ben più inquinante. Le rinnovabili non è detto che bastino. Anche la progressiva finanziarizzazione del mercato del gas mediante futures meriterebbe nuova e più accorta regolazione, per evitare speculazioni e distorsioni. L’Europa non può sottrarsi a questa responsabilità. E anche l’Italia deve mostrare maggiore determinazione. Meritocrazia Italia sottolinea la necessità di creare una rete alternativa all’approvvigionamento energetico attraverso nuovi accordi con i Paesi del mediterraneo, e di dar maggiore impulso al ricorso alle fonti rinnovabili sotto/non utilizzate, ma soprattutto invita a decisioni basate sullo studio di dati tecnici reali e idonee a trovare il giusto equilibrio tra esigenze di tutela dell’ambiente e soluzione dell’emergenza (anche) economica. Auspica, pertanto, maggiore determinazione nella pianificazione del rilancio delle politiche di estrazione.