Sul fronte preparazione “Glorie”, tutto procede come di consuetudine. Mancano esattamente tre settimane e i contradaioli sono già al lavoro da qualche giorno, impegnatissimi nel recuperare la legna che servirà ad allestire le enormi cataste. Benché in competizione tra loro per più di un mese fino al momento magico dell’accensione delle Glorie, le tre contrade storiche del paese riescono ancora a creare quel senso di unione che manca in altri ambiti. Gli stessi contradaioli più giovani, nel seguire gli insegnamenti dei più grandi, si dimostrano già più che consapevoli del valore della tradizione e il rispetto per la fazione avversa. I bambini non vedono l’ora di addentrarsi nel bosco, di essere protagonisti e di partecipare all’evento. Sanno bene che è molto faticoso e che c’è da lavorare tantissimo.
Nel giorno tanto atteso, il 10 novembre, vigilia di San Martino, già dalle prime ore del mattino il paese si animerà pervaso da una sorta di fremito festoso; è tutto un correre, un vociare, un lavorio frenetico per terminare in tempo i giganteschi falò, alti oltre venti metri, pronti ad ardere per tutta la notte.
Sarà festa dunque a Cardella, alla Plaia e in località Decontra di Scanno, laddove la leggenda vuole che nei pressi di una grotta si fosse rifugiato San Martino. Ognuno, nessuno escluso, si sente coinvolto, prima e dopo la fatidica ora dell’accensione, quando s’illuminerà l’intero borgo, ed è allora che si scateneranno le danze. Intorno ai fuochi si animeranno figure scomposte dal volto tinto di nero; sono i ragazzi che cantano e strillano a squarciagola, perpetuando un antico rituale, collegato all’origine primigenia della festività, quando si evocavano, quasi esorcizzandole, forze oscure dalla cui benevolenza dipendeva la rinascita del bosco e dell’attività agricola dopo l’inverno.
Quell’allegria sfrenata e contagiosa farà agitare i campanacci in un frastuono assordante. Le vie del borgo saranno invase completamente dai contradaioli, si discuterà animatamente sull’esito delle Glorie: hanno vinto tutti e ci si abbraccerà reciprocamente difendendo quel primario senso d’appartenenza, in segno di apprezzamento e d’amicizia.
E se per caso o per colpa del vento, non si è stati abbastanza bravi e fortunati a fare la “Gloria” più grande degli altri, non bisognerà prendersela poi tanto a male poiché c’è sempre la possibilità, con un’alzata di spalle, di sbrigarsela come solo loro sanno fare e cioè con un bel “mannaggia!” di circostanza, seguito dalla promessa di fare di più e meglio il prossimo anno. Loro sì che sanno come mantenere le promesse…e la tradizione continuerà.
Foto di repertorio. Autore: Giuseppe Nucci