La notte del 5 gennaio il centro storico di Scanno è animato dai canti gioiosi dei ragazzi, un’usanza che conserva, nello spirito, i contenuti profondi di una storia millenaria.
La Chezetta (versi di un anonimo, qui sotto nella versione di don Arturo Tarullo) viene portata in giro, per le vie del paese, da gruppi di paesani, vestiti con la tradizionale “cappa” o mantella o mantellina di panno nero e muniti di improvvisati strumenti musicali, con l’auspicio che venga riempita con doni e soprattutto con svariati cibi.
Addumane è la Pasquetta,
sia Santa e benedetta
e con gli Angeli a cantare
e i pastori a sorvegliare.
E tu Maria prepara la chezetta,
ce sta Giuseppe che te la mette;
nen ce mettènne né cène e chervone,
mittece suole la robba bona.
Se la chezetta è de flanella
Mettece la robba bella.
Se la chezetta è de line
Mittece nu fiasche de vine.
Buona notte figlia mia
Buona Pasqua ed Epifania.
Buona notte e così sia
Ti saluta la compagnia.
Il giorno seguente, l’Epifania, ci si ritrova per riscuotere i frutti delle promesse strappate, e così, tutti insieme, uomini e donne, concludono il giorno della Befana con un banchetto che, come vuole la tradizione, deve essere abbondante e succulento.
Il 2018, grazie alla nostra Associazione la Foce che aveva ripreso l’antica tradizione nel 1998, è stato l’anno del definitivo rilancio, confermato sia per il numero delle “brigate” che per la qualità delle esibizioni. È servita pazienza e tenacia, ma possiamo oggi affermare che le nuove generazioni hanno introiettato l’importanza e il fascino di conservare questa e altre ritualità che, miracolosamente, sono sopravvissute, a Scanno, alla massificazione conformista e commerciale, che considera le “feste” solo come occasione di consumo. La Foce può rivendicare con orgoglio il merito di tenere alta la bandiera della difesa dell’identità della nostra comunità.